martedì 6 febbraio 2018

Giorno scapigliato


Lacrima senza fine un pianto antico
questo cielo d’asfalto indefinito
sull’inerte grigiore, sull’intrico
d’un mondo stanco, tetro, intorpidito,

su chi nulla più sa, su chi non dico,
in attesa che passi, infreddolito,
lacrima su di me, su un Federico
che nel silenzio compie qualche rito

cui non si può sottrarre, anche se vuole,
rimanendo al suo posto, sempre quello,
con un filo nell’anima di sole,

mentre l’umidità intride l’ombrello
della gente che va senza parole
avendo addosso chissà che fardello.

Casalecchio di Reno (Bologna), 6 febbraio 2018


Piove dal cielo un'acqua senza fine, un'acqua grigia che non ha colore, un'acqua fredda e greve. Io resto in casa, ma il suo suono è costante, quasi ossessivo. Non ho voglia di far nulla, anche se poi qualche cosa da fare c'è sempre, un impegno da assolvere, un rito da compiere. E piove ovunque, piove senza smettere un istante, piove e poi piove ancora. Il tempo mi sembra essersi fermato, riflesso in uno specchio opaco, dove il cemento non ha limite o confine. Anche l'anno scorso pioveva a dirotto in questo giorno reso eterno dalla letteratura, da Cletto Arrighi e la sua "Scapigliatura e il 6 febbraio". Ricordo bene, perché uscimmo a cena con Giacomo, che era stato abilitato all'insegnamento e si doveva festeggiare. E si festeggiò, come si fa con gli amici, una serata buia e tempestosa, rallegrata dalla luce dell'amicizia. Insomma, questo tempo passerà, sarà solo un momento dell'inverno. Non vedo l'ora che torni la primavera e il tepore dell'aria e il sole a rianimare ogni spirito affaticato.

Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018

2 commenti:

  1. Bellissima ed emozionante. Bravo Federico!

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  2. Nella malinconia d'un giorno inerte, Marisa, come quello di ieri, mi pare che il cielo proprio lacrimi come un pianto che non ha età, antico quindi come il mondo. Poi, oh: magari è solo un'impressione, ma come diceva lo stesso carducci, quello da cui traggo la tessera "pianto antico", bisognerebbe dire "che per tutto nel mondo è novembre" ("Alla stazione in una mattina d'autunno", 56), per dire appunto che la malinconia gocciando pian piano nell'anima scava come il noto sasso. Oh, oggi non è poi da meno, anche se va già meglio. Il federico un po' umbratile scandaglia abbastanza bene all'interno di sé e mi permette di vederlo dal di fuori, privilegio concesso a pochi. Ma tant'è: mi accontento di essere tra quelli.

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