triste tornano a Emmaus. Non hanno
più speranza. Lontano dal clamore
della città ormai, parlano e non sanno.
A un tratto accanto a loro sta il Signore,
ma non lo riconoscono. Essi vanno
con lui. Gesù racconta con ardore
di sé. In loro si scioglie ogni altro affanno.
Giunti a sera, non vogliono che vada.
Rimane. Preso in mano il pane e il vino
per la benedizione, si dirada
la nebbia ai loro occhi. Il pellegrino
era Gesù. Riprendono la strada,
a ritroso percorrono il cammino.
Casalecchio di Reno (Bologna), 26 aprile 2020
Un percorso da compiere, una via da percorrere, una
delusione da elaborare: si era creduto in lui, in colui che si proclamava il
Salvatore, l’Unto del Signore. Promesse, esaltazione, ansia di raggiungere un
traguardo grandioso. Nulla. Tutto era finito ai piedi di una croce, infamante
patibolo per Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Gerusalemme col suo clamore si
allontana a poco a poco: la vita deve proseguire. Parlare, ricordare,
compiangere i sogni infrantisi: così è per Cleopa e un altro discepolo in
cammino verso Emmaus, un villaggio distante soli undici chilometri dalla città.
Ma il tempo non passa mai: un peso li affligge. Ed ecco che, parlando di Gesù,
un pellegrino si affianca loro, uno straniero che non conosce nulla di ciò che
è successo tre giorni prima. Quell’uomo parlava con loro e faceva ardere i loro
cuori, rivelando la verità di cui era portatore, spiegando le scritture in cui
si profetizzava del Messia morto in croce. Il tempo del viaggio scompare:
rinasce nell’anima la speranza sopita. Giunti a Emmaus la sera è con loro, ma
il pellegrino deve proseguire il suo cammino; ma i due uomini non vogliono.
Quasi sperano che resti con loro a cena, per condividere pure quel momento. Il Signore
non sa dire di no a chi lo prega e si ferma. È una cena, un’altra cena come
quella con gli Apostoli: Gesù benedice il pane e il vino, li consacra suo corpo
e suo sangue, e quello è il momento della grazia, della manifestazione. I due
discepoli riconoscono il Risorto che scompare alla loro vista, perché ormai è
nel loro cuore e lo vedono con altri occhi. Il ritorno dagli Undici è una corsa
leggera: devono annunciare che quello che le donne hanno detto e che Pietro ha
visto è vero, è reale. Gesù li ha visitati nel momento di maggior sconforto:
parlavano di lui e lui era con loro, perché dove due o tre sono riuniti nel suo
nome egli è con loro. Anche quando tutto sembra perduto, anche quando la
preghiera sembra inutile, pure quando la speranza è come una candela al
crepuscolo, nella sera che incombe, il Signore è il pellegrino che cammina con
noi. Se siamo in grado di aprire gli occhi del cuore, se non ci pesa il cammino
che dobbiamo compiere, perché in compagnia del Risorto, allora diveniamo
annunciatori del regno di Dio già qui tra gli uomini. Dobbiamo avere l’umiltà
di chiedere al Risorto che stia con noi, la sera, che spezzi quel pane e versi
quel vino, se vogliamo che la nostra vita acquisti un senso, che la nostra
strada non sia uno stanco incedere verso il niente. Ogni luogo del mondo è
Emmaus, un villaggio su cui cala la sera; ma il Risorto è il Dio-con-noi.
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