domenica 13 giugno 2021

Sonnellino meridiano

 Alita il vento, s’abbandona l’anima

a un irrequieto sciame di pensieri,

quasi entità incorporee appese al limite

d’un mare ignoto, tra il fruscio di tende.

 

Langue il meriggio. Voci s’allontanano

in una sospensione senza fine:

le seguo dileguare impercettibili

lungo il sentiero concavo del nulla.

 

Una luce m’abbaglia: antiche immagini

si rincorrono, arcana confusione

sull’eterno dei secoli in cui vivere

oltre la vanità di spazio e tempo.

 

M’inebria il cuore il rosso delle fragole

mescolatosi al giallo dei limoni

e intanto un viola di lavanda tenue

mi sospende tra i panni stesi all’aria.

 

Galleggio a morto adesso, eppure libero

dal pesante gravame delle cose,

libero, eppure incatenato all’attimo

rapido in cui il naufragio mi sorprende.

 

E tutto a un tratto mi percorre un brivido

senza un perché. Ritrovo la penombra

ovattata tra l’oro del pulviscolo

nascostosi in un angolo silente.

 

Casalecchio di Reno (Bologna), 11 giugno 2021

 

Federico Cinti

 


© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

 Immagine di Janine Joles su unsplash.com

Dialogo in assenza

 Ali di sogno s’aprono. Nel vuoto

silenzio un lieve volo di farfalla

improvviso. Un’immagine fugace,

non altro, in quell’istante senza tempo,

l’ultimo in cui tu m’apparisti in tutta

la tua soavità prima del nulla.

Eri così, bellissima, ma quanto

non te lo so più dire. Mi fermai

per un saluto. Un cenno della mano,

un sorriso. Nell’iride sincera

ti rise il cuore. Naufragai nelle onde

di quel mare pacifico. Eri bella,

così, con quelle efelidi leggere

nella cornice dei capelli rossi

sulle spalle, incantesimo che ancora

tutto m’abbaglia. Poi, di nuovo, a un tratto,

le luci bianche del supermercato,

il querulo vociare di chi mi era

dintorno, il guazzabuglio degli odori

dal retrogusto amaro. Tu non c’eri

già più, tu non sapevi che sarebbe

stata l’ultima volta, io neppure

credevo allora che ti avrei cercata

tutti questi anni con in mano il filo

dei ricordi. Lo so, potrei venire

a prenderti, ma tu non capiresti

questo travaglio che mi strazia dentro.

Soltanto adesso si è squarciato il velo

e mi vedo fluttuare nello specchio:

adesso so chi fui, ma non chi sono,

acerbo privilegio nell’eterno

scorrere delle cose. Adesso solo

so che t’amai, che si ama veramente

solo la prima volta. Ali di sogno

s’aprono nel silenzio: ti ritrovo

intatta, come allora, come sempre,

rimpianto oltre la nera linea d’ombra.

 

Casalecchio di Reno (Bologna), 2 giugno 2021

 

Federico Cinti


 

© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

Immagine di Marie Jeanne Iliescu su www.freeimages.com


Alle fronde dei tigli

Sogno d’oblio. Per l’aria il giallo etereo

dei tigli, stordimento lungo il margine

della memoria. Un tuffo oltre le lucide

sponde del vento: pulsa nei ventricoli

 

un senso d’abbandono. Brevi brividi

dentro il lago del cuore. In quel naufragio

galleggia a morto la mia antica immagine,

diversamente ignota, inafferrabile.

 

Non so più riconoscermi. Ora diastole

e sistole impazzite si confondono

e si fondono, rapide, all’unisono.

Sorride appena adesso un’altra maschera.

 

Conoscersi è impossibile, impossibile

bagnarsi per due volte tra le argentee

acque in cui il cuore naviga. Oltre l’ultimo

orizzonte d’azzurro azzurra un’isola.

 

Lontano, là, l’ennesimo miraggio

della nostra partenza. L’ombra tenue

allo sguardo smarrito coglie all’anima

di quei fiori il profumo acre dei secoli.

 

Inizio e fine, nel ritorno ciclico

dei giorni, in cui si perdono, s’annullano

le certezze caduche dell’esistere,

s’incontrano di nuovo e si smarriscono.

 

Non sarò più chi fui. Non so più volgermi

indietro. Non esiste l’ombra vacua

lasciata chissà dove, ormai, dimentica

di sé, di me, dietro l’estrema linea.

 

Casalecchio di Reno (Bologna), 3 giugno 2021

 

Federico Cinti


 

© Federico Cinti

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Immagine da  www.freeimages.com