Maria di Magdala e l’altra Maria
vanno al sepolcro. A un tratto un terremoto.
Le guardie tramortiscono. La via
d’accesso è libera: un ignoto
giovane sposta il sasso. Dove sia
Gesù non lo si sa: il sepolcro è vuoto.
Timore e gioia: in Dio la profezia
s’è avverata. Ora al cuore tutto è noto.
Gesù non è più lì: precede i suoi
in Galilea. Esse vanno. Non è morto
il Signore. S’affrettano, ma poi
incontrano Gesù. Le guarda assorto,
dice loro così: «Salute a voi!».
Esse, ai suoi piedi, adorano il Risorto.
Casalecchio di Reno (Bologna), 12 aprile 2020
Alla luce dell’alba
le donne sorgono per andare al sepolcro. Un’inquietudine le stringe: vogliono
andare dal Signore ed è la luce che le guida. Non hanno ancora ben chiaro che
cosa le attenda, ma devono andare, perché il loro cuore cerca Dio, come il
cervo l’acqua viva. E Gesù è quell’acqua viva. La luce e l’acqua, i simboli
della vita che non termina nel chiuso d’una roccia scavata e sigillata da un
masso sono i segni della rinascita, che è nascita a vita nuova. La terra trema
di sgomento: il loro Creatore ha vinto la morte in un prodigioso duello. Cristo
si è fatto nulla per diventare tutto in una realtà trasfigurata, come quel
giorno sul monte assieme a Pietro, Giacomo e Giovanni. Le guardie alla tomba
per lo spavento tramortiscono e svengono. Le donne vedono tutto e sono piene di
attesa: un desiderio le anima. Un angelo sfolgorante mostra loro le bende e il
sudario nella tomba vuota. Ma Gesù non c’è, non può essere lì: è il Signore
della vita, della vera vita. Per questo è venuto per togliere le tenebre dal
sepolcro del nostro cuore, per inondarci di luce e di calore, per dissetarci
con l’acqua viva che placa ogni desiderio. L’annuncio è all’apparenza semplice:
Maria Maddalena e l’altra Maria devono tornare dagli Apostoli a riferire che il
Risorto, il Dio dei vivi, li precede in Galilea, perché egli è la via che
supera ogni confine e giunge agli estremi della terra. Nessun luogo deve
restare privo della sua luce, della sua acqua, della sua parola. Il sentimento
delle donne è un misto di timore e di gioia. Egli era davvero il Figlio di Dio:
le parole del centurione sotto la croce riecheggiano nell’aria e sono la prova
più evidente dell’esperienza che esse avevano fatto per tre anni con lui. E
infine Gesù appare loro per via. Sulla nostra via non c’è giorno in cui Gesù
non ci appaia, se siamo disposti a correre per dare l’annuncio ai fratelli che
egli è il Risorto. Si prostrano ai suoi piedi, perché egli è Dio, e lo adorano.
Timor di Dio e gioia d’averlo ritrovato per sempre: così s’adempie ogni
promessa di felicità nel mondo e per l’eternità. Gesù le saluta e dona loro la
salvezza. Il loro compito d’ora in poi è di essere portatrici della buona
novella che è trionfo, vittoria definitiva sulla morte. Questo significa
evangelo: Gesù ha vinto, Gesù trionfa, Gesù è la Vita che schiaccia la testa
col calcagno alla morte. E questa è la nostra Pasqua anche oggi, il passaggio
da quella invisibile soglia dal buio alla luce, come Mosè aveva passato il Mar
Rosso seguendo la colonna di fuoco. Siamo persone nuove: Gesù non ci lascia
soli mai, anche quando le tenebre sembrano non passare mai. Occorre affidarsi a
lui totalmente, come ha fatto Maria, sua Madre e Madre nostra, Corredentrice
assieme al Figlio, luce del mondo.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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