Federico Cinti
La poesia vive qui di vita vera
martedì 20 luglio 2021
Alla volta di Leucade: LIDIA GUERRIERI PRESENTA:"FEDERICO CINTI"
domenica 13 giugno 2021
Sonnellino meridiano
Alita il vento, s’abbandona l’anima
a un irrequieto sciame di pensieri,
quasi entità incorporee appese al limite
d’un mare ignoto, tra il fruscio di tende.
Langue il meriggio. Voci s’allontanano
in una sospensione senza fine:
le seguo dileguare impercettibili
lungo il sentiero concavo del nulla.
Una luce m’abbaglia: antiche immagini
si rincorrono, arcana confusione
sull’eterno dei secoli in cui vivere
oltre la vanità di spazio e tempo.
M’inebria il cuore il rosso delle fragole
mescolatosi al giallo dei limoni
e intanto un viola di lavanda tenue
mi sospende tra i panni stesi all’aria.
Galleggio a morto adesso, eppure libero
dal pesante gravame delle cose,
libero, eppure incatenato all’attimo
rapido in cui il naufragio mi sorprende.
E tutto a un tratto mi percorre un brivido
senza un perché. Ritrovo la penombra
ovattata tra l’oro del pulviscolo
nascostosi in un angolo silente.
Casalecchio di Reno (Bologna), 11 giugno 2021
Federico Cinti
© Federico Cinti
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Immagine di Janine Joles su unsplash.com
Dialogo in assenza
Ali di sogno s’aprono. Nel vuoto
silenzio un lieve volo di farfalla
improvviso. Un’immagine fugace,
non altro, in quell’istante senza tempo,
l’ultimo in cui tu m’apparisti in tutta
la tua soavità prima del nulla.
Eri così, bellissima, ma quanto
non te lo so più dire. Mi fermai
per un saluto. Un cenno della mano,
un sorriso. Nell’iride sincera
ti rise il cuore. Naufragai nelle onde
di quel mare pacifico. Eri bella,
così, con quelle efelidi leggere
nella cornice dei capelli rossi
sulle spalle, incantesimo che ancora
tutto m’abbaglia. Poi, di nuovo, a un tratto,
le luci bianche del supermercato,
il querulo vociare di chi mi era
dintorno, il guazzabuglio degli odori
dal retrogusto amaro. Tu non c’eri
già più, tu non sapevi che sarebbe
stata l’ultima volta, io neppure
credevo allora che ti avrei cercata
tutti questi anni con in mano il filo
dei ricordi. Lo so, potrei venire
a prenderti, ma tu non capiresti
questo travaglio che mi strazia dentro.
Soltanto adesso si è squarciato il velo
e mi vedo fluttuare nello specchio:
adesso so chi fui, ma non chi sono,
acerbo privilegio nell’eterno
scorrere delle cose. Adesso solo
so che t’amai, che si ama veramente
solo la prima volta. Ali di sogno
s’aprono nel silenzio: ti ritrovo
intatta, come allora, come sempre,
rimpianto oltre la nera linea d’ombra.
Casalecchio di Reno (Bologna), 2 giugno 2021
Federico Cinti
© Federico Cinti
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Immagine di Marie Jeanne Iliescu su www.freeimages.com
Alle fronde dei tigli
Sogno d’oblio. Per l’aria il giallo etereo
dei tigli, stordimento lungo il margine
della memoria. Un tuffo oltre le lucide
sponde del vento: pulsa nei ventricoli
un senso d’abbandono. Brevi brividi
dentro il lago del cuore. In quel naufragio
galleggia a morto la mia antica immagine,
diversamente ignota, inafferrabile.
Non so più riconoscermi. Ora diastole
e sistole impazzite si confondono
e si fondono, rapide, all’unisono.
Sorride appena adesso un’altra maschera.
Conoscersi è impossibile, impossibile
bagnarsi per due volte tra le argentee
acque in cui il cuore naviga. Oltre l’ultimo
orizzonte d’azzurro azzurra un’isola.
Lontano, là, l’ennesimo miraggio
della nostra partenza. L’ombra tenue
allo sguardo smarrito coglie all’anima
di quei fiori il profumo acre dei secoli.
Inizio e fine, nel ritorno ciclico
dei giorni, in cui si perdono, s’annullano
le certezze caduche dell’esistere,
s’incontrano di nuovo e si smarriscono.
Non sarò più chi fui. Non so più volgermi
indietro. Non esiste l’ombra vacua
lasciata chissà dove, ormai, dimentica
di sé, di me, dietro l’estrema linea.
Casalecchio di Reno (Bologna), 3 giugno 2021
Federico Cinti
© Federico Cinti
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Immagine da www.freeimages.com
domenica 13 dicembre 2020
Terza domenica di Avvento - Anno B - (Letture: Is 61,1-2.10-11; Lc 1,46-54; 1 Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28)
Nel buio del silenzio
uno squarcio di luce: nelle tenebre
gelide eterno il raggio
della vita s’incarna ora per gli uomini.
La voce urla l’anelito,
gridando nel deserto, il desiderio
di salvezza. Si compiono
gli arcani antichi, eredità dei secoli.
Giovanni testimonia:
il tempo è giunto. Il figlio dell’altissimo
è tra noi. Rallegriamoci:
l’alba è vicina, il giorno ormai s’approssima.
La vita ora ci illumina:
ha un volto, un nome: nulla gli è impossibile.
è l’ora della storia
in cui l’Agnello è pronto al sacrificio.
Giovanni in questo attendere
dice che non è lui colui che aspettano:
è Cristo, a cui non slaccia,
per la sua santità, nemmeno i sandali.
Casalecchio di Reno (Bologna), 13 dicembre 2020
Tra le tenebre gelide la luce prorompe e si fa vita, perché è la vita, è ciò che tutto ha creato e senza cui nulla esisterebbe. Questo fin dal principio, quando tutto era nella mente e nel cuore di Dio. Giovanni, che battezza con acqua, ne dà testimonianza: viene dopo di lui uno più potente di lui cui non è degno nemmeno di slacciare i sandali. È il precursore, Giovanni, la voce a cui fa seguito la parola. La salvezza è vicina: in questo bisogna gioire sempre, perché il Signore è con noi, il Signore è in noi. Quella parola, quel Verbo, si è fatto carne e ha mostrato la gloria di Dio, perché è il Figlio dell’altissimo. Giovanni lo aveva riconosciuto già dal grembo di sua madre, Elisabetta, quando Maria era andata a visitarla. Ora gli cede il passo: il tempo è ormai prossimo, si è fatto breve e il Regno di Dio è già tra noi. Non si può più vivere facendo finta di nulla: la strada nel deserto è già stata spianata. L’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo ha già mutato il corso della storia. Siamo ormai alla fine dei tempi e l’avvento è attesa del Signore che viene. Il memoriale della sua nascita è segno di un avvento più grande e definitivo. Dobbiamo gioire sempre, gioire nel Signore, anche nelle difficoltà, anche nel dolore, forse soprattutto quando il mondo è contro di noi, perché grande è la nostra ricompensa nei cieli, se tutto quel che facciamo è per la gloria e la giustizia di Dio.
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