Ali di sogno s’aprono. Nel vuoto
silenzio un lieve volo di farfalla
improvviso. Un’immagine fugace,
non altro, in quell’istante senza tempo,
l’ultimo in cui tu m’apparisti in tutta
la tua soavità prima del nulla.
Eri così, bellissima, ma quanto
non te lo so più dire. Mi fermai
per un saluto. Un cenno della mano,
un sorriso. Nell’iride sincera
ti rise il cuore. Naufragai nelle onde
di quel mare pacifico. Eri bella,
così, con quelle efelidi leggere
nella cornice dei capelli rossi
sulle spalle, incantesimo che ancora
tutto m’abbaglia. Poi, di nuovo, a un tratto,
le luci bianche del supermercato,
il querulo vociare di chi mi era
dintorno, il guazzabuglio degli odori
dal retrogusto amaro. Tu non c’eri
già più, tu non sapevi che sarebbe
stata l’ultima volta, io neppure
credevo allora che ti avrei cercata
tutti questi anni con in mano il filo
dei ricordi. Lo so, potrei venire
a prenderti, ma tu non capiresti
questo travaglio che mi strazia dentro.
Soltanto adesso si è squarciato il velo
e mi vedo fluttuare nello specchio:
adesso so chi fui, ma non chi sono,
acerbo privilegio nell’eterno
scorrere delle cose. Adesso solo
so che t’amai, che si ama veramente
solo la prima volta. Ali di sogno
s’aprono nel silenzio: ti ritrovo
intatta, come allora, come sempre,
rimpianto oltre la nera linea d’ombra.
Casalecchio di Reno (Bologna), 2 giugno 2021
Federico Cinti
© Federico Cinti
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Immagine di Marie Jeanne Iliescu su www.freeimages.com
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