Gesù semina, il seme è la parola
che ai discepoli è stata rivelata.
La semente si sparge ovunque: vola
lungo la via ed è subito rubata
dagli uccelli; altra in parte cade sola
tra sassi e rovi, finché è soffocata
senza più la speranza che consola;
una piccola parte è poi gettata
sopra il terreno buono e porta frutto
grande, il cento, il sessanta, il trenta. Il cuore
è il campo in cui germoglia il seme. Tutto
è rivelato ai piccoli: il Signore
semina in abbondanza dappertutto
la parola di vita che non muore.
Casalecchio di Reno (Bologna), 12 luglio 2020
Nel seminare il Signore non
bada a sprechi, anche perché nulla di quel che da lui viene va mai perso, anche
se all’apparenza può sembrare il contrario. La parabola del buon Seminatore
spiega proprio dell’azione della Parola, di Gesù stesso, che è il Verbo
incarnato. Non deve esistere luogo che non sia raggiunto dal suo annuncio:
tutti devono sapere. È la richiesta di ascoltare incessantemente tutto quello
che esce dalla sua bocca, parola di vita e di verità. La semente cade sulla
strada, in mezzo ai sassi o tra i rovi; solo in parte giunge sul terreno buono
e germoglia per dare il cento, il sessanta o il trenta per ogni chicco. Il
senso della parabola è spiegato da Gesù stesso. La potenza della Parola è in
grado di agire su tutti i terreni, anche se in modo diverso o apparentemente
inutile. Il cuore di ognuno di noi è un campo: alle volte siamo refrattari ed è
come se cadesse sulla strada; altre volte ci entusiasmiamo per la Parola, ma le
radici non attecchiscono e la pianta viene bruciata dal sole; altre volte ci
soffocano i rovi del nostro orgoglio; eppure, ci sono pure volte in cui il
nostro cuore è terreno fecondo, adatto ad accogliere il seme e a dare frutto,
tanto frutto, a seconda delle nostre possibilità. Il Seminatore lo sa, lo sa
bene, ed è per questo che non si stanca mai di seminare, ogni giorno, ogni
istante della nostra vita. La parabola parla di noi anche come seminatori,
perché la nostra vita deve essere missionaria, deve portare a tutti, come ha
fatto il Maestro, la Parola. Non ci si deve demoralizzare se il frutto del
nostro annuncio non è quello sperato: bisogna essere esempi viventi di quel che
diciamo. La potenza della Parola agirà attraverso di noi: il resto non deve
interessarci. È il nostro apostolato. Molti infatti si erano radunati per
ascoltare Gesù e lui si era messo ad ammaestrarli da una barca. Sapeva che pure
quella era una semina, una semina abbondante. Solo agli Apostoli ha rivelato
apertamente il significato di quel gesto e di quelle parole, perché l’azione di
grazia spetta a Dio, non agli uomini. E così noi siamo gli operai della messe:
il nostro compito è adoperarci per il raccolto con tutte le nostre forze. Le
manie di protagonismo, dell’io imperante in ogni nostro atto, non sono cosa
buona. Anche Gesù si è trasformato in seme che è morto ed è risorto, dando
molto frutto. Questo è l’esempio più efficace di una vita spesa per il Regno di
Dio, il Regno di Gesù, buon Seminatore.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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