Il Regno è come un campo in cui il padrone
semina il grano. Il suo nemico viene
a seminare il loglio. Cose buone
e maligne convivono. Si tiene
l’uno e l’altro. Si miete, ultima azione
al termine del tempo, quando il bene
trionfa e il male per purificazione
arde nel fuoco e le arche sono piene.
Il Regno è come lievito: fermenta
la pasta. Cresce e ognuno può mangiarne
fino a saziarsi. Il Regno è la sementa,
è un granello di senape: a piantarne
cresce un albero immenso che diventa
nido agli uccelli tra altre piante scarne.
Casalecchio di Reno (Bologna), 19 luglio 2020
Nella sapienza antica delle parabole si celano le verità del Regno dei cieli, il cui Padre invochiamo ogni volta nella preghiera insegnataci dal Figlio. La piccolezza di un chicco di grano, di un seme di senapa e del lievito diviene la cifra costitutiva dell’azione del Regno stesso nella storia dell’uomo e del mondo. È la stessa piccolezza, o meglio umiltà, che il Signore ha guardato nella sua serva, in Maria, prima depositaria del germe di un’umanità nuova. Nel nascondimento della terra seminata cresce di giorno in giorno il Regno. È Gesù stesso che spiega ai discepoli il senso recondito del suo discorso. In quel campo il Padrone ha seminato seme buono, perché il suo seme è sempre buono, anche se finisce sulla strada, tra i sassi o in mezzo ai rovi. Il raccolto deve essere abbondante e non va lesinata la seminagione. Tuttavia durante la notte, quando il buio toglie luce agli occhi del cuore e dello spirito, l’avversario infesta quel campo di zizzania, di loglio, di piante infestanti. Solo dopo un po’ ci si accorge di quel che è successo. I servi vorrebbero estirpare con prontezza ciò che soffoca il grano, ma il tempo del Signore è il tempo della pazienza: vuole che il grano sia abbondante e perfetto, non vuole rischiare di danneggiarlo. È l’azione di Dio nella storia: estirpare l’errore, non l’errante. A contatto con i figli del Regno c’è possibilità sino all’ultimo di redenzione. Occorre pazienza e abnegazione. I servi rimproverano il padrone del campo di non aver seminato bene, perché non hanno la visione complessiva della Provvidenza di Dio, quasi non si affidassero completamente. Non replicano più al Signore, ma eseguono, perché le parole di Dio sono verità e vita. Invocare il giudizio del Signore potrebbe essere pericoloso per i buoni e per i cattivi. Ma quel campo potrebbe essere pure il nostro cuore, il cuore dell’uomo. Occorre pazientare e cercare di liberarlo a poco a poco di tutte le erbacce: la pazienza che si impara alla scuola del Vangelo opera nel nome del buon Seminatore. Nel giorno della luce, le opere delle tenebre verranno smascherate e anche l’avversario, il tentatore, non avrà più possibilità d’agire. Per questo ci si deve sforzare di essere figli della luce anche quando il grano sta crescendo nella nostra vita, perché con quella pazienza possiamo purificarci a poco a poco, anche se non capiamo del tutto nel nostro limite. Bisogna agire come il lievito, che fa fermentare la massa di farina e sfama tutti. È un atto di fiducia impastare e lasciar riposare. Il lievito non si vede, ma c’è e opera, anche quando la farina sembra inerte. Ma il lievito del Regno non scompare. È un’immagine della Chiesa, che nel silenzio della preghiera agisce, opera e salva. Nell’orto il più piccolo dei semi dà la pianta più grande: il granello di senapa dà la pianta su cui anche gli uccelli, che mangiano i semi, vanno a trovare riparo e a fare il nido. Altra immagine del Regno e della Chiesa. Da una persona sola è scaturita la salvezza di tutti. Cristo è il grano buono, il lievito e il granello di senape e noi che ci diciamo cristiani non possiamo che percorrere il percorso di chi si è rivelato Via, non possiamo vivere se non come chi si è dichiarato la Vita, non possiamo credere se non a chi si è mostrato quale unica, eterna Verità.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
Nessun commento:
Posta un commento