Una vigna che un uomo ha costruita
con tanto amore, alcuni contadini
disonesti che poi l’hanno acquisita
per operare i loro biechi fini,
i servi che hanno dato anche la vita
per chiedere a quegli uomini ormai inclini
soltanto al male la contropartita
del raccolto dell’uva per i vini,
il figlio del padrone, crudelmente
ucciso con disprezzo, furia, boria,
come se il male non contasse niente.
Uno spaccato della nostra storia,
di noi, povere anime redente
dall’eterno Signore della gloria.
Casalecchio di Reno (Bologna), 4 ottobre 2020
Nella vigna che un uomo ha
predisposto, tutto è pronto, addirittura il torchio e la torre. Con una bella
siepe intorno, perché nessuno venga a rubare, l’ha protetta e circondata.
Quell’uomo ama la sua vigna. Deve partire e la dà in affitto ad alcuni
contadini, perché la coltivino per lui; ma, quando manda i suoi servitori,
vengono trattati male, bastonati e persino uccisi. Anche il figlio, mandato per
ultimo, viene barbaramente ucciso: in questo modo i contadini si possono
impossessare, o almeno pensano, della vigna. Il Signore si rivolge ai sacerdoti
e ai capi del popolo d’Israele: la vigna è il popolo eletto e la sua elezione è
la missione di far conoscere a tutti gli uomini il volto di Dio. Ma quegli
uomini hanno trasformato in un privilegio il compito di costruire il Regno di
Dio. Ad altri uomini sono proprio i sacerdoti a profetizzare, verrà dato il
compito di evangelizzare fino ai confini della terra. La Chiesa è missionaria
per volontà di Gesù stesso, il figlio che ha mostrato con il suo esempio che si
deve dare la vita per quella vigna, che è il mondo, che è il Regno di Dio. Ma
quella vigna è pure il nostro cuore: il Signore ce lo ha affidato perché dia
molto frutto. Non sempre siamo disposti a seguire i suoi comandi e i suoi
precetti, ma ci ergiamo a giudici di noi stessi, fidiamo troppo sulle nostre
forze, come gli uomini di Babele che costruivano la torre per arrivare al
cielo. Non è quella la strada che il Signore ha predisposto. Nella nostra vigna
dobbiamo mandare via i contadini malvagi, dobbiamo accogliere con benevolenza i
servi del padrone buono, perché sono inviati per la nostra salvezza. In questo
modo, quando giungerà il figlio, sarà il momento del raccolto e potremo goderne
con lui e con il padrone stesso. La nostra vita somiglia alla storia del mondo:
accogliere la Parola significa, in fondo, accettare che non siamo capaci di
fare molto da soli, che abbiamo costantemente bisogno della supervisione di chi
ha piantato la vigna e la ama come la propria sposa feconda. La Chiesa allora
deve ogni giorno ricordarsi della missione per cui è stata fondata, perché
ognuno di noi possa essere un operaio buono per sé e per gli altri.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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