Alita il vento, s’abbandona l’anima
a un irrequieto sciame di pensieri,
quasi entità incorporee appese al limite
d’un mare ignoto, tra il fruscio di tende.
Langue il meriggio. Voci s’allontanano
in una sospensione senza fine:
le seguo dileguare impercettibili
lungo il sentiero concavo del nulla.
Una luce m’abbaglia: antiche immagini
si rincorrono, arcana confusione
sull’eterno dei secoli in cui vivere
oltre la vanità di spazio e tempo.
M’inebria il cuore il rosso delle fragole
mescolatosi al giallo dei limoni
e intanto un viola di lavanda tenue
mi sospende tra i panni stesi all’aria.
Galleggio a morto adesso, eppure libero
dal pesante gravame delle cose,
libero, eppure incatenato all’attimo
rapido in cui il naufragio mi sorprende.
E tutto a un tratto mi percorre un brivido
senza un perché. Ritrovo la penombra
ovattata tra l’oro del pulviscolo
nascostosi in un angolo silente.
Casalecchio di Reno (Bologna), 11 giugno 2021
Federico Cinti
© Federico Cinti
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