Il volto di Gesù si trasfigura
davanti alle colonne della Chiesa
con Mosè e con Elia sopra un’altura:
sul monte di Dio, l’anima è protesa
a diventare nuova creatura
già in questa vita, già lungo l’attesa
di una speranza senza più paura
illuminata da una luce accesa.
Tra le nubi una voce squarcia il velo
«Questi è mio Figlio, il Figlio mio, l’amato:
seguitelo, ascoltatelo con zelo"».
Gesù è il Figlio di Dio, da lui mandato
per aprirci la strada verso il cielo,
in cui tutto sarà trasfigurato.
Casalecchio di Reno (Bologna), 17 marzo 2019
Dopo
l’annuncio della sua atroce passione e della sua morte, Gesù si ritira a
pregare, come già aveva fatto prima del battesimo e della scelta dei Dodici e
come farà anche in croce, ritirandosi su un monte assieme a Pietro, Giacomo e
Giovanni, che saranno chiamati le tre colonne della Chiesa di Gerusalemme. Nel
silenzio e nel ritiro di un’altura, l’anima è più vicina al Signore, perché si
è più vicini al Cielo, alla vera patria dell’uomo. In quel momento, quando Gesù
è tutto assorto, i suoi testimoni oculari vedono il suo volto trasfigurarsi, il
suo volto pieno di luce, vedono le sue vesti divenire più candide della neve.
Pietro, Giacomo e Giovanni vedono tutto attraverso una nube, che è il simbolo
della divinità che li circonda abbracciandoli. Tutto a un tratto vedono il
Maestro parlare con la Legge e i Profeti, con Mosè e con Elia, e grande è il
loro stupore al punto che non sanno quasi che cosa dire. Hanno visto Gesù
manifestare la vera gloria di Dio, hanno visto come tutto diventerà dopo
l’esodo che Gesù dovrà attraversare nella croce, annientando se stesso fino
alla morte, per poi risorgere a vita nuova. Pietro vorrebbe restare là,
costruendo tre capanne, tre tabernacoli e godere per sempre della gloria
infinita della divinità che gli si è manifestata. Ma proprio come Gesù,
anch’egli ha un compito da svolgere, perché è stato chiamato come testimone
della verità e deve tornare in mezzo agli altri uomini perché siano
evangelizzati. Come Gesù non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza
con Dio, allo stesso modo, quando si esperimenta la bellezza della vita
cristiana, la si deve condividere e farne patrimonio comune. Noi cristiani
siamo chiamati a condividere con tutti il bene che abbiamo conosciuto e di cui
abbiamo fatto prova, nonostante le fatiche e i limiti di ognuno. Gesù si
trasfigura, del resto, pure innanzi a noi.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2019
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