Malinconiche musiche nell’anima,
come labili immagini, risuonano
tra ricordi insondabili, macerie
senza più volto o età, stanche memorie
ormai trascorse. Sa d’autunno l’aria
incolore ed è maggio, solo maggio.
Piove, non so perché. Sento la pioggia
ovunque. Il vento oggi ha una voce grigia
di attonite parole, inafferrabili
sillabe d’oblio. Ascolto nell’inerzia
del giorno, inerte anch’io. Scende una
nebbia
pallida, quasi sabbia nei ventricoli
del cuore. Una clessidra, fine polvere
il tempo che ora scivola impalpabile
senza fermarsi troppo, senza indugio,
e il giorno passa fermo in questo tedio.
Casalecchio di Reno (Bologna), 8 maggio 2019
In un
giorno di maggio che sembra autunno anche il cuore sembra intorpidirsi nel
grigio plumbeo della pioggia e della nebbia. È un senso di smarrimento, quasi
di inadeguatezza rispetto a ciò che non siamo o che non vogliamo essere. È il
limite contro cui preme il nostro desiderio. Ma la malinconia è eccezionale
scandaglio interiore: non è tristezza, è sentimento della tristezza. È come se
il mondo entrasse in noi per albergarvi e parlarci di ciò che non sappiamo. E
così avvertiamo lo scorrere del tempo, come la sabbia nella clessidra che cade
nel silenzio; ritroviamo l’oblio in cui tutto si è smarrito per farsi ritrovare
come in un’illuminazione onirica. Tutto ci parla in un linguaggio ignoto: ne
cogliamo il senso, parole che non comprendiamo più, forse nostre in epoche
lontane, quando il nostro io non aveva la pretesa di comprendere, ma di essere
compreso. È il tedio in cui s’allungano le ombre della nostra primavera, questo
che viviamo nel pallore di un giorno uggioso. Ma poi il sole è dietro le
nuvole, è dietro la pioggia, è dietro la nebbia dei nostri occhi e splende per
chi lo sa, per chi lo sa vedere.
Immagini: 1) Sabbia nella clessidra. Photo by NeONBRAND on Unsplash
2) Gocce d'acqua. Photo by Gustavo Bedolla on Unsplash
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