Al Giordano Giovanni ha battezzato
Gesù. In tal modo il tempo si è compiuto.
Sul Signore lo Spirito è calato
in forma di colomba: lo ha veduto
il Battista. Ce lo ha testimoniato.
Era prima di lui, ma ha conosciuto
che è l’Agnello di Dio e s’è caricato
il peccato del mondo. L’Assoluto
s’è fatto carne, vive in mezzo a noi,
vive dentro di noi. La profezia
s’è avverata: è venuto in mezzo ai suoi.
Giovanni è testimone del Messia,
che era l’Eterno, senza prima e poi,
verità rivelata, vita e via.
Casalecchio di Reno (Bologna), 19 gennaio 2020
Nella testimonianza di Giovanni il Battista si rivela la
pienezza del tempo: è giunta l’ora in cui dai cieli riaperti scende sul servo
di Dio lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, e rimane in lui. È quello il
segno: chi è stato appena battezzato ha ricolmato del suo spirito la terra.
Giovanni annuncia chiaramente che Gesù è «l’agnello di Dio». In lui quindi vede
fondersi la figura dell’agnello pasquale, prescritto dalla legge mosaica, e il
cosiddetto «servo di Jahvè» del secondo canto d’Isaia. Il sacrificio puro e
perfetto, il sacrificio che a Pasqua apre la via dalla morte alla vita, e che
era stato profetizzato come «luce delle nazioni», è una realtà viva e vera, ha
un nome e si chiama Gesù. Egli è il Figlio di Dio che, presa la carne, è venuto
ad abitare in mezzo agli uomini. Giovanni aggiunge pure che «l’agnello di Dio»,
l’uomo che ha davanti, «si addossa il peccato del mondo». Per questo è venuto,
per farsi carico delle iniquità del mondo che vuole farsi simile a Dio in un
delirio di autosufficienza. In un’epoca in cui la speranza nella salvezza di
Dio declina davanti alla pretesa di essere i dominatori di questo mondo, gli
uomini perdono la via della vita, perché perdono la verità incarnata che si è
manifestata loro con un’evidenza incontrovertibile. La dimensione si inabissa
nella soggettività più estrema che relativizza anche il senso ultimo della
storia fino ad annullarlo. Ma il cuore dell’uomo è inquieto, è alla ricerca di
ciò che può colmarlo veramente, dandogli una risposta che appaghi ogni sua
ricerca. Dalla tirannia del relativismo in cui la nostra epoca è scivolata quasi
senza accorgersene si può uscire solo ritrovando «la luce delle nazioni», «l’agnello
di Dio che si addossa il peccato del mondo»: Gesù è «la porta del gregge» e da
lui si deve passare. Alla sua luce quindi bisogna attingere la forza per tenere
accesa la nostra fiamma. È un cammino, ma egli è il Pastore che conduce
attraverso i luoghi oscuri sino alla fine, sino all’ultimo giorno. In lui è la
luce, perché lui è la luce.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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