domenica 22 marzo 2020

Nella quarta domenica di Quaresima - Anno A - ( Letture: 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a; Sal 22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41)


Tenebre e luce: il cieco che non vede
dalla nascita incontra il Salvatore.
Tutto in lui muta: subito in lui crede.
L’anima si spalanca a quel bagliore

inaspettato. Candida la fede
lo lava da ogni macchia: dentro il cuore
la gioia. Dio può tutto, Dio provvede
a chi s’affida a lui. Nello stupore

testimonia che Cristo lo ha salvato.
Chi dice di vedere lo condanna
senz’accorgersi d’essere in peccato.

Il cieco è nella luce: non lo affanna
più nulla: ogni timore è superato
ora assieme a Gesù cui canta osanna.

Casalecchio di Reno (Bologna), 22 marzo 2020
Nell’opposizione tra luce e tenebra si gioca la salvezza del mondo. come diciamo per la nascita che si viene alla luce, così incontrare Gesù significa trovare la luce vera, come si afferma in modo deciso nel prologo di Giovanni, perché Gesù è la luce vera. Nell’episodio del cieco nato si attua la redenzione di chi passa da uno stato di oscurità e di smarrimento alla luce e alla verità. Anche la luce scende come a cascate, zampilla come acqua pura, quell’acqua da cui riemerge il cieco dopo essersi lavato nella piscina di Siloe. Anche questo è un racconto che s’inserisce nella prospettiva battesimale, come quello tra Cristo e la Samaritana al pozzo di Sicar. Nulla resta come prima: la luce toglie ogni ambiguità, ogni timore, ogni freddezza al cuore. Non occorre che la fede per intraprendere ogni giorno la via verso la luce, perché ogni giorno ricomincia nella luce nuova dell’alba. Nel ciclo che alterna il giorno alla notte si ha l’immagine dell’esistenza umana che ha bisogno di rinnovarsi in Gesù ogni volta per vivere in pienezza ciò per cui è stata creata e pensata fin dalle origini del tempo e della storia. Chi è nella luce non ha nulla da nascondere, ma vive per la luce stessa, che è anche calore. La luce vera è venuta nel mondo per salvare il mondo, anche se molti non hanno la speranza di tale salvezza, forse perché non sempre la luce è testimoniata a dovere. Ma Gesù non abbandona mai: sta accanto a ognuno di noi e alla chiesa, che è suo corpo mistico, per garantire l’eternità della sua azione di grazia. Occorre non temere di essere luce pure noi davanti a chi non accetta la verità, come i farisei che accusano il cieco nato tornato alla luce vera. Ma chi ci separerà dall’amore di Gesù? La spada, la tribolazione, la morte? Siamo fatti di luce, ormai, e in questa luce non possiamo che procedere secondo quello che ci è stato consegnato come il tesoro più prezioso, l’affidamento al Redentore e alla sua santa Madre, tabernacolo di splendore e di vita. 
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020

Immagine tratta dal web

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