Gli Undici si radunano sul monte
di Galilea, come era loro stato
prescritto dal Signore. Con la fronte
rivolta a terra, l’animo turbato
e incredulo lo adorano. È la fonte
d’acqua viva, il Risorto, il volto amato
di Dio. Tutte le genti sono pronte
ad accoglierlo. Cristo si è immolato
per tutti. Ecco il precetto: battezzare
nel nome di Dio Padre, Figlio e Santo
Spirito ogni persona al mondo, amare
come egli ha amato noi, senza alcun vanto
vivere nella gioia, proclamare
che ogni giorno è con noi, ci è sempre accanto.
Casalecchio di Reno (Bologna), 24 maggio 2020
Prima di ascendere al cielo, prima di tornare alla
casa del Padre, dove è andato a prepararci molte dimore, molti posti, Gesù
raduna i suoi discepoli, gli Undici, per inviarli in tutto il mondo a
battezzare ogni persona nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
È la missione, è ciò che ogni volta ci viene chiesto e ricordato, al termine
del più grande tesoro che la Chiesa conserva, che è la celebrazione
eucaristica: «Ite, Missa est», «la Messa è finita, andate in pace». La Messa,
in fondo, è la nostra perenne missione a evangelizzare e a battezzare il mondo.
gli Undici al vedere il Risorto, restano turbati, perché sta per abbandonarli
per sempre. Si prostrano e lo adorano, ma il loro cuore vacilla.
Durante la Messa avviene che viviamo la presenza reale del Maestro in modo
intensissimo e vero, ma uscire, tornare fuori ci sembra difficile. È la stessa
dimensione vissuta dagli apostoli a Betania. Il Signore sembra lasciarli
un’altra volta: era stato barbaramente ucciso, ma aveva vinto la morte ed era
assieme a loro di nuovo. Eppure, ci chiede di testimoniare la sua realtà a
chiunque incontriamo, ogni momento della nostra vita. A lui appartiene ogni
potere sul mondo e per questo non possiamo avere paura. L’ascensione rivela la
via che dobbiamo intraprendere: vivere in terra aspirando alle cose di lassù.
Gesù è salito con questo nostro corpo umano in Paradiso: questo significa
preparare un posto per noi alla destra del Padre. Solo questo conta:
riconoscere la realtà delle cose del cielo con lo stupore di chi sa che la vera
vita è quella che ci è stata preparata. Nulla può separarci da questa
sicurezza, né la tribolazione, né la spada, né noi stessi. Ogni giorno dobbiamo
invocare il Consolatore, lo Spirito di verità, perché rinnovi in noi i prodigi
di quell’amore di cui dobbiamo essere esempio vivente. Ecco perché la preghiera
è fondamentale per istituire un dialogo costante; ecco perché non ci si deve
mai stancare di affidarsi come bambini a chi può aiutarci su questa strada, a
Gesù e a Maria. Se il Figlio non fosse tornato al Padre la nostra speranza non
sarebbe stata compiuta. Per questo viviamo qui con gli occhi volti al cielo,
alla nostra salvezza.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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