La sera di quel giorno, ecco, il Risorto
sta in mezzo ai suoi, dà loro la sua pace,
mostra mani e costato: egli era morto,
ma ora vive per sempre, ora non giace
più nel tetro sepolcro. Soffia assorto
sui suoi: dona lo Spirito, capace
di dare vita all’anima, conforto
al cuore, gioia all’essere che tace
nella paura. Poi il Maestro buono
dà loro di rimettere i peccati
a chi si pente e invoca il suo perdono.
Eppure, non saranno perdonati
a chi non li rimettono: essi sono
gli Apostoli, i ministri che ha inviati.
Casalecchio di Reno (Bologna), 31 maggio 2020
Nel cinquantesimo
giorno dopo la Resurrezione, lo Spirito promesso da Gesù ai suoi si manifesta
in forma sensibile sottoforma di vento gagliardo e di lingue di fuoco. Il vento
apre il luogo in cui i discepoli erano ancora rinchiusi, per paura forse, per
smarrimento, per tristezza. La verità non può rimanere rinchiusa entro le mura
della nostra quotidianità: deve gridare per le strade, deve portare il suo
messaggio a tutti. Il vento è gagliardo, perché deve spezzare i vincoli di ciò
che ci frena. La rinascita comincia dall’interno, dall’intimo, quando lo
Spirito soffia e si apre all’esterno. Allo stesso modo il fuoco segna l’ardore
che anima chi è circonfuso dallo Spirito, un fuoco che scalda e che rischiara,
che parla come una lingua purificata dal crogiolo da ogni impurità, perché ogni
discorso che esce dalla bocca sia pieno di quella grazia che sola viene da Dio.
A quel punto tutti sentono parlare le loro lingue native, perché una sola è la
lingua del Risorto, la lingua dell’amore. Quell’effusione dall’alto ha reso
possibile il sogno della torre di Babele, ossia poter giungere fino al cielo.
Gesù è quella torre, Gesù è la scala di Giacobbe, il suo Spirito ci rende
capaci di compiere ciò che gli uomini non furono in grado da soli di portare a
perfezione. nasce il giorno di Pentecoste la chiesa di Dio, una sola lingua, un
solo Spirito, un solo battesimo. Il Signore aveva detto che chi avrebbe avuto
sete in lui avrebbe potuto trovare l’acqua viva dove placare la propria arsura.
È Gesù quell’acqua, è sgorgata dal suo costato, è Gesù il senso di tutta la
storia, perché non vi è altro nome sotto il cielo che possa liberare da colpa o
morte. La sera di quel giorno, il giorno dopo il sabato, il primo della
Resurrezione, che è ogni domenica, il Signore soffia sugli Undici e dona loro
il suo Spirito. In quel momento si attua la promessa e nulla è più come prima,
nulla lo sarà più. Anche noi oggi possiamo parlare quell’unica lingua di fuoco
che è la carità che ci rende tutti fratelli, che ci manda a richiamare chi è
rimasto fuori del cenacolo per godere del tesoro immenso che abbiamo trovato,
anche se troveremo sulla nostra strada chi non è disposto ad ascoltarci. Il
Signore è asceso alla destra di Dio Padre Onnipotente, ma il Paraclito, il
Consolatore sarà sempre con noi, fino alla fine del mondo. Questa è una
certezza, questa è la verità. Le mille luci che ardono in noi altro non sono se
non il riflesso di quell’unica, immensa luce che è Dio, di cui noi da quella
Pentecoste possediamo la fiamma accesa.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
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