lunedì 29 giugno 2020
"Nevicata": primo premio al concorso "Lampi di poesia / Slussi 'd poesìa" - Premio Letterario Nazionale di poesia e racconti brevi in lingua italiana e piemontese
domenica 28 giugno 2020
Nella tredicesima domenica del Tempo Ordinario - Anno A - ( Letture: 2 Re 4,8-11.14-16a; Sal 88; Rm 6,3-4,8-11; Mt 10,37-42 )
Ogni amore a Gesù va sottomesso,
perché va amato più d’ogni altro affetto:
bisogna amarlo sempre, amarlo adesso,
perché il suo nome in noi sia benedetto.
Qualunque dono in lui ci fu promesso
per rendere il nostro animo perfetto:
Qualunque dono in lui ci fu concesso,
come ci fu annunciato, ci fu detto.
Chi per lui perderà la propria vita
l’acquisterà per sempre. Nulla è tolto
in chi vive per lui, gioia infinita
per chi alle sue parole pone ascolto,
eterna ricompensa conseguita
per chi vede nel prossimo il suo volto.
Casalecchio di Reno (Bologna), 28 giugno 2020
Nelle parole di Gesù vi è il richiamo di prendere su di noi la nostra croce e di seguirlo. Significa, in fondo, di accettare la responsabilità che ci è data per divenire veri uomini e vere donne. Tale precetto si attua nell’amore totale per lui: solo così si possono amare veramente la madre e il padre, il figlio o la figlia. Diversamente non si comprende il valore profondo di quello che non è un semplice sentimento, l’amore, ma il senso ultimo di tutto il nostro essere, riflesso dell’essenza di Dio. Nella croce vi è la nostra umanità, nostra nel senso che appartiene a ognuno di noi. La croce è la capacità di comprendere ciò per cui siamo fatti e a cui siamo chiamati. Non è un dolore, non è un affanno o una fatica: è l’accettazione di ciò che siamo istante per istante, dal primo momento, dal concepimento, fino all’ultimo momento della vita. Non è un precetto morale, ma la ragione ultima di tutte le cose. Non si fa il bene per autocompiacersi, ma perché nell’altro si riflette il volto di Dio, che altro non è se non il volto umano di Gesù, quello che pure Mosè ha visto nel roveto ardente. In quel fervore sta la fiamma d’amore che illumina la nostra vita, che scalda i nostri giorni, riempiendoli di senso e di verità. chi fugge da questa verità si crea un mondo illusorio, in cui la giustizia diviene paradigma di un bisogno finito e frammentario, mentre tutto risponde – responsabilità appunto – a un progetto divino. L’umanità tende a non voler vedere per quell’orgoglio innato sin dai tempi edenici. Eppure Gesù è venuto a rinnovare quell’uomo proprio attraverso il sacrificio della croce, per rendere sacro – sacrificio appunto – ciò che prima era reiezione e condanna. Non si fa per avere un interesse immediato, ma perché questo significa essere veramente come Dio ha voluto che noi fossimo. Nel rapporto con i fratelli, nella Chiesa, tutto ciò diviene perfetto, pure nella nostra imperfezione. Per questo Gesù si è incarnato, per questo Gesù ci ha chiamato amici e si è sacrificato per noi. Le porte del Paradiso, non semplicemente meta da raggiungere, ma luogo fatto espressamente per noi, fossero riaperte. Con la Resurrezione Cristo ci ha resi coeredi di questo tesoro immenso, di poter chiamare Dio Padre nostro.Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal webdomenica 21 giugno 2020
Nella dodicesima domenica del Tempo Ordinario - Anno A - ( Letture: Ger 20, 10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33)
degli uomini: essi uccidono soltanto
questo corpo mortale; ma il Signore,
che è la vita, soccorre al nostro pianto.
Noi siamo salvi in lui. Nessun dolore
è vano mai: diviene il nostro vanto,
quando è offerto a Gesù, nel cui amore
tutto in noi si fa giusto, si fa santo.
Gesù è la verità: chi manifesta
agli uomini che è suo, che gli appartiene,
Dio per lui in cielo farà grande festa.
Ma chi non mostra agli uomini il suo bene,
nonostante ogni inutile protesta,
patirà la Geenna e le sue pene.
Casalecchio di Reno (Bologna), 21 giugno 2020
Nella fragilità dell’uomo s’avverte la paura: è la crepa
attraverso cui entrano il dubbio e l’incertezza. Questo sentirsi piccola porta
a cercare una sicurezza negli altri uomini, pur fragili come noi. È un passo
indietro che ci allontana dal Signore. Eppure, proprio quando ci sentiamo in
questa insignificanza, Gesù si mostra a noi, ci tende la mano. Solo nell’umiltà
possiamo comprendere questo grande mistero di salvezza. siamo forse portati a
cercare il consenso o l’aiuto degli altri uomini, nell’illusione di essere
autosufficienti. Eppure, guai all’uomo che confida nell’uomo, non solo negli
altri, ma pure in se stesso. Gesù vede nel segreto e verrà il giorno in cui
tutto sarà chiaro. Proprio allora il Signore si ricorderà di noi e noi del
Signore. Non ci vergogneremo di essere stati piccoli e inutili, ma di non aver
teso la mano a prendere quella di Gesù. Eppure, la Vergine Maria era stata
guardata dall’Altissimo proprio per la sua umiltà, per la sua insignificanza. E
Dio ha fatto grandi cose per lei. Il suo esempio deve dirigere le nostre
scelte, il suo aiuto deve colmare quella paura che abbiamo di essere spazzati
via dal vento come foglie in autunno. Valiamo più di ciò che s’acquista al
mercato per pochi soldi. Eppure, anche quelle compere non avverrebbero, se il
Signore non lo volesse. Anche i nostri capelli sono contati a uno a uno sulla
nostra testa: nessuno ci verrà torto, se Dio non lo consente. Ma Dio consente
solo il bene, anche quando non lo si riconosce come tale, anche nella prova. È
proprio nella prova che non dobbiamo avere paura, perché il Signore non ci
induce a prove più grandi di noi e nemmeno permette che noi siamo distrutti
dalle circostanze della vita. L’esempio di Gesù ci aiuta a comprendere che la
vita va vissuta in ogni suo istante, in ogni sua condizione, perché va
accettata per amore della vita stessa, il cui nome è Gesù. Non è il premio di consolazione,
ma la consapevolezza serena che ci toglie anche la paura di morire. Chi perde
la vita per Gesù, infatti, l’avrà restituita. Questa è la verità che ci è stata
rivelata, in cui crediamo e speriamo. Questo dobbiamo testimoniare al mondo.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
domenica 14 giugno 2020
Santissimi Corpo e Sangue del Signore - Anno A - ( Letture: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58)
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
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domenica 7 giugno 2020
Nella solennità della Santissima Trinità - Anno A - ( Letture: Es 34, 4b-6. 8-9; Dn 3,52.56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18)
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