È Gesù il pane vivo, il pane vero
sceso dal cielo: chi ne mangia e crede
vivrà in eterno. Il Padre nel mistero
dona la vita a chi nel Figlio ha fede.
Non può attingere l’umile pensiero
del mondo che non sa, non sente o vede,
questo senso mirabile, sincero
che dall’eternità di Dio procede.
Gesù vive nel pane consacrato
sull’altare, è la santa Eucarestia:
è spezzato tra noi, per noi immolato.
È Gesù il vino nuovo, l’armonia
tra sé e il Padre, è la gioia che ha lasciato
ai fratelli che ancora sono in via.
Casalecchio di Reno (Bologna), 14 giugno
Nel miracolo
dell’Eucarestia si racchiude tutto il senso della nostra salvezza. Nell’umiltà
del pane e del vino si scopre la sublimità di sentirsi una cosa sola con il
Padre che ha inviato il Figlio, dell’uguaglianza vera tra di noi, fratelli a un
tempo stesso, eredi e amici del Signore. Comunicarsi significa diventare della
stessa sostanza di chi ci ha creato, noi fatti di polvere impastata, eppure
animata del soffio vitale di Dio. I padri nel deserto avevano mangiato la
manna, dono straordinario per un popolo divenuto finalmente libero dalla
schiavitù. Ma il vero pane e il vero vino sono il corpo e il sangue di Gesù di
cui costantemente ci nutriamo per non morire più: sono la nostra carne e il
nostro sangue, ciò di cui siamo formati da sempre. Solo durante la Messa la
transustanziazione è possibile: durante la consacrazione si ripete in eterno il
sacrificio che salva l’umanità. Nulla è stato più come prima e nulla più lo
sarà. Cristo è parte di noi, noi siamo parte di Cristo: nel momento in cui ci
comunichiamo, diveniamo tabernacoli viventi. È il dono chiesto dalla Samaritana:
ricevere l’acqua che toglie per sempre la sete. È il dono che riceviamo ogni
volta che ci accostiamo all’altare per ricevere un nutrimento che estingue per
sempre ogni nostra fame, ogni nostro desiderio, e ci trasforma nella nostra
vera realtà. Il resto è poco. Il sacerdote, divenendo alter Christus, perpetua il nostro indissolubile
legame con Gesù e con la Chiesa, suo corpo mistico. Di questo non possiamo che
essere grati, per questo non possiamo che pregare e rendere grazie costantemente.
In questa nostra dimensione temporale ci è donato di poter gustare il cibo
eterno come anticipo di ciò che saremo. Ecco allora che in questa solennità
celebriamo la verità di chi si è fatto come noi per il mistero insondabile del
suo amore. Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web
A causa della pandemia abbiamo sentito molto la mancanza di Eucarestia. Personalmente io l'ho chiamata "carestia di eucarestia", facendo un piccolo gioco di parole.
RispondiEliminaScherzi a parte, mi piace molto la tua riflessione: la Transustanziazione non avviene solo quando il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo, ma anche, e ancor più misteriosamente, nel nostro diventare "tabernacoli viventi", riutilizzando la tua bellissima espressione.
Trovo molto elegante anche il sonetto.
Complimenti, Federico, e grazie per gli spunti che puntualmente ci doni.
Bella ed efficace l'espressione "carestia d'Eucarestia". La pandemia ci ha messi di fronte all'impossibilità di comunicarci e così abbiamo compreso l'importanza del Santissimo Sacramento dell'altare.
EliminaGrazie poi dell'apprezzamento del sonetto.
Nel periodo di astinenza dall'eucarestia a causa del Coronavirus (che personalmente ho chiamata "carestia di eucarestia"!) ci siamo resi conto tutti di quanto essa sia importante per noi cristiani.
RispondiEliminaLa tua riflessione ci fa comprendere che non esiste solo la transustanziazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, ma anche la nostra "transustanziazione", quella che ci fa diventare altri "Cristi" nel mondo, "tabernacoli viventi" (per usare la tua bellissima immagine), per portare Gesù agli altri.
Molto elegante anche il sonetto.
Grazie sempre per gli spunti che ci doni, Federico!
Rosanna Minei
Nel periodo di astinenza dall'eucarestia a causa del Coronavirus (che personalmente ho chiamata "carestia di eucarestia"!) ci siamo resi conto tutti di quanto essa sia importante per noi cristiani.
RispondiEliminaLa tua riflessione ci fa comprendere che non esiste solo la transustanziazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, ma anche la nostra "transustanziazione", quella che ci fa diventare altri "Cristi" nel mondo, "tabernacoli viventi" (per usare la tua bellissima immagine), per portare Gesù agli altri.
Molto elegante anche il sonetto.
Grazie sempre per gli spunti che ci doni, Federico!
Rosanna Minei