domenica 22 settembre 2019

Nella venticinquesima domenica del tempo ordinario - Anno C - ( Letture: Am 8, 4-7; Sal 112; 1 Tm 2, 1-8; Lc 16, 1-13)

Amministriamo quello che appartiene
all’Eterno. Ogni cosa ci è donata
sia per l’altrui che per il nostro bene
in Gesù. La ricchezza accumulata

ingiustamente ha vincoli, catene,
a cui l’anima resta condannata.
Nulla ci vale, nulla ci sostiene,
se non la carità vissuta, amata

come dono gratuito del Signore.
Solo in Dio siamo giusti, siamo buoni.
Procuriamoci amici col favore

dei santi. Diverremo testimoni
anche noi della luce, dell’amore.
Non possiamo servire due padroni.

Casalecchio di Reno (Bologna), 22 settembre 2019 
In qualche misura tutti noi siamo amministratori di un bene ricevuto dal Signore, di un carisma, di una ricchezza più o meno grande. Non lo possediamo come proprietà assoluta, ma deve servirci per il bene nostro e per quello altrui; altrimenti siamo come l’amministratore disonesto della parabola, che comincia a compiere opere di giustizia solo quando il padrone scopre i suoi inganni o, meglio, non accetta che li compia più perché non si smarrisca definitivamente inseguendo false immagini di bene. Si rischia solo di essere posseduti dalle ricchezze, mentre le si possiede, senza la possibilità di vedere nulla al di là di esse. Eppure noi siamo solo amministratori di quello che abbiamo ricevuto. I figli della luce, i santi, sono meno scaltri dei figli del mondo e attendono il giudizio di Dio nel risolvere l’iniquità. Se così è, ogni cosa che abbiamo ricevuto deve essere messa a frutto per il bene comune, non per il nostro tornaconto personale. La mammona di cui parla il testo evangelico è uno dei tanti idoli che ci costruiamo per colmare le nostre insicurezze, le nostre infermità, quando siamo privi della fiducia nell’aiuto di Dio. È più facile confidare nell’uomo che sperare nel Signore. Ma ogni uomo è mendace e anche noi lo siamo. Per questo non si può servire a due padroni, a Dio e a mammona: per questo Gesù ci mette in guardia, ci dice di vigilare e di affidarci costantemente a chi solo ci può salvare. Per questo, del resto, ha preso carne e si è offerto in sacrificio per la nostra redenzione. 

Copyright testi (C) Federico Cinti 2019  
Immagine dal sito: www.incamm.com

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