domenica 16 febbraio 2020

Nella sesta domenica del tempo ordinario - Anno A - ( Letture: Sir 15,15-20; Sal 118; 1 Cor 2,6-10; Mt 5,17-37)


La Legge da Gesù non è abolita,
bensì resa perfetta. Nell’amore
del prossimo si compie l’infinita
felicità. Nell’intimo del cuore

non più dissidi senza via d’uscita,
omicidio, adulterio o altro furore.
La legge di Gesù è norma di vita,
è bisturi che sana ciò che muore

imputridendo in noi, fino alla morte.
Rotola via dall’anima il macigno
che ci opprime, spalanca in noi le porte

della salvezza. La bocca come scrigno
dica sì sì o no no, risposte assorte,
perché il di più proviene dal maligno.

Casalecchio di Reno (Bologna), 16 febbraio 2020
Nel discorso della montagna è racchiuso tutto il messaggio evangelico: Gesù è venuto a portare a compimento la Legge che il Padre aveva dato a Israele per mezzo di Mosè. Gesù lo estende a tutto il mondo, come legge scritta nel cuore umano, come segno del desiderio che ci spinge, noi esseri finiti, all’infinito, noi esseri mortali all’eternità. Tale legge è l’amore con cui dobbiamo ridare senso alla nostra vita, al nostro agire, al nostro intimo essere. I comandamenti non sono contro l’uomo, ma per l’uomo: nel non uccidere sta l’atteggiamento di non ledere in alcun modo il prossimo, il nostro prossimo, nel suo corpo, nei suoi affetti, nelle sue cose. E così l’adulterio e il dissidio altro non sono che strumenti di divisione e di distruzione. Gesù ci chiede l’unità, ci chiede di essere uno nella verità che è venuto a portare nella sua persona. Il suo corpo mistico, la Chiesa, è custode di questa verità e di questo amore universale. Chi pone al centro il proprio io vive già diviso dagli altri, perché agli altri si oppone. Dobbiamo essere unanimi in tutto, senza cambiare il senso della legge dell’amore. chi anche cambiasse di una sola virgola quella legge sarebbe reo, sarebbe colpevole di avere inferto al corpo di Cristo una ferita. Dobbiamo chiedere costantemente di operare per questa unità, senza stancarci mai, senza mettere davanti le piccole ragioni di fazione. Per questo il nostro parlare deve essere sì sì o no no, perché è Gesù, deve essere Gesù a parlare e vivere per mezzo nostro. Il regno si costruisce in questo modo, sorreggendoci amichevolmente, ma anche correggendoci, perché non è sempre detto che si cammini per la retta via. La storia ce lo insegna. Solo se restiamo attaccati alla dottrina e al magistero perenne della chiesa, avremo la speranza di adempiere al precetto dell’amore, che mira alla salvezza di tutti. Diversamente, siamo come i malati che vogliono sostituirsi al medico nella cura della nostra malattia. Certo, Cristo è più grande di tutto e comprende le nostre miserie. Per questo non siamo soli, mai.

Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web

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