domenica 14 giugno 2020

Santissimi Corpo e Sangue del Signore - Anno A - ( Letture: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58)

È Gesù il pane vivo, il pane vero
sceso dal cielo: chi ne mangia e crede
vivrà in eterno. Il Padre nel mistero
dona la vita a chi nel Figlio ha fede.

Non può attingere l’umile pensiero
del mondo che non sa, non sente o vede,
questo senso mirabile, sincero
che dall’eternità di Dio procede.

Gesù vive nel pane consacrato
sull’altare, è la santa Eucarestia:
è spezzato tra noi, per noi immolato.

È Gesù il vino nuovo, l’armonia
tra sé e il Padre, è la gioia che ha lasciato
ai fratelli che ancora sono in via.

Casalecchio di Reno (Bologna), 14 giugno
Nel miracolo dell’Eucarestia si racchiude tutto il senso della nostra salvezza. Nell’umiltà del pane e del vino si scopre la sublimità di sentirsi una cosa sola con il Padre che ha inviato il Figlio, dell’uguaglianza vera tra di noi, fratelli a un tempo stesso, eredi e amici del Signore. Comunicarsi significa diventare della stessa sostanza di chi ci ha creato, noi fatti di polvere impastata, eppure animata del soffio vitale di Dio. I padri nel deserto avevano mangiato la manna, dono straordinario per un popolo divenuto finalmente libero dalla schiavitù. Ma il vero pane e il vero vino sono il corpo e il sangue di Gesù di cui costantemente ci nutriamo per non morire più: sono la nostra carne e il nostro sangue, ciò di cui siamo formati da sempre. Solo durante la Messa la transustanziazione è possibile: durante la consacrazione si ripete in eterno il sacrificio che salva l’umanità. Nulla è stato più come prima e nulla più lo sarà. Cristo è parte di noi, noi siamo parte di Cristo: nel momento in cui ci comunichiamo, diveniamo tabernacoli viventi. È il dono chiesto dalla Samaritana: ricevere l’acqua che toglie per sempre la sete. È il dono che riceviamo ogni volta che ci accostiamo all’altare per ricevere un nutrimento che estingue per sempre ogni nostra fame, ogni nostro desiderio, e ci trasforma nella nostra vera realtà. Il resto è poco. Il sacerdote, divenendo alter Christus, perpetua il nostro indissolubile legame con Gesù e con la Chiesa, suo corpo mistico. Di questo non possiamo che essere grati, per questo non possiamo che pregare e rendere grazie costantemente. In questa nostra dimensione temporale ci è donato di poter gustare il cibo eterno come anticipo di ciò che saremo. Ecco allora che in questa solennità celebriamo la verità di chi si è fatto come noi per il mistero insondabile del suo amore.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web

4 commenti:

  1. A causa della pandemia abbiamo sentito molto la mancanza di Eucarestia. Personalmente io l'ho chiamata "carestia di eucarestia", facendo un piccolo gioco di parole.
    Scherzi a parte, mi piace molto la tua riflessione: la Transustanziazione non avviene solo quando il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo, ma anche, e ancor più misteriosamente, nel nostro diventare "tabernacoli viventi", riutilizzando la tua bellissima espressione.
    Trovo molto elegante anche il sonetto.
    Complimenti, Federico, e grazie per gli spunti che puntualmente ci doni.

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    1. Bella ed efficace l'espressione "carestia d'Eucarestia". La pandemia ci ha messi di fronte all'impossibilità di comunicarci e così abbiamo compreso l'importanza del Santissimo Sacramento dell'altare.
      Grazie poi dell'apprezzamento del sonetto.

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  2. Nel periodo di astinenza dall'eucarestia a causa del Coronavirus (che personalmente ho chiamata "carestia di eucarestia"!) ci siamo resi conto tutti di quanto essa sia importante per noi cristiani.
    La tua riflessione ci fa comprendere che non esiste solo la transustanziazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, ma anche la nostra "transustanziazione", quella che ci fa diventare altri "Cristi" nel mondo, "tabernacoli viventi" (per usare la tua bellissima immagine), per portare Gesù agli altri.
    Molto elegante anche il sonetto.
    Grazie sempre per gli spunti che ci doni, Federico!

    Rosanna Minei

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  3. Nel periodo di astinenza dall'eucarestia a causa del Coronavirus (che personalmente ho chiamata "carestia di eucarestia"!) ci siamo resi conto tutti di quanto essa sia importante per noi cristiani.
    La tua riflessione ci fa comprendere che non esiste solo la transustanziazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, ma anche la nostra "transustanziazione", quella che ci fa diventare altri "Cristi" nel mondo, "tabernacoli viventi" (per usare la tua bellissima immagine), per portare Gesù agli altri.
    Molto elegante anche il sonetto.
    Grazie sempre per gli spunti che ci doni, Federico!

    Rosanna Minei

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