lunedì 1 luglio 2019

A occhi quasi aperti

Sogno. Lungo le soglie
dell’anima un’immagine. Friniscono
le cicale impassibili
per l’aria riarsa. Posa il pomeriggio

stanco di sole. Un alito
somiglia a un soffio languido, una nuvola
va lontanando libera
nel terso dell’azzurro. Tutto è immobile

intorno. Quieta un’ansia
scivola lenta. Gli alberi non muovono
più nemmeno una foglia.
Il cuore s’addormenta. Un incantesimo

mi circonda. M’abbraccia
la voglia di guardare oltre la cupola
chiara del cielo. L’occhio
indaga, immerso in una densa nebbia

che dolcemente evapora,
diradando davanti. Ora è un travaglio
nel cuore, un desiderio
d’essere altrove. Adesso il mare luccica

di non so quali scaglie
d’oro e d’argento, un velo immaginario
laggiù, quaggiù, impalpabile
su cui galleggio dopo il mio naufragio.

Casalecchio di Reno (Bologna), 1 luglio 2019
Ritrovarsi, alle volte, in una realtà che non si crede vera, ma che è la somma di chissà quali abissi della memoria, sepolti non si sa dove e nemmeno non si sa in che epoca, quando si sta con la finestra aperta dopo il pranzo a oziare un po’, come direbbe il mio Pascoli, «dentro il meridiano ozio dell’aie» (Romagna, 16), è veramente un sogno ad occhi quasi aperti. Tutto sfugge, pur essendo presente a noi e in noi. E si viaggia, si va per sentieri mai battuti, alle soglie dell’anima, dove tutto è possibile. E la realtà non è meno vera che quella in cui si vive ogni giorno. È il caldo che agevola la fuga dall’essere qui e ora, che porta lontani, altrove, verso un indefinito, un infinito mare dove si galleggia quasi a morto, naufraghi di sé e del mondo circostante. Sarà che noi siamo fatti per quell’infinito mare, un laggiù che diventa quaggiù, accanto a noi. E allora anche quella è realtà tangibile e vera, da vedere o scorgere a occhi quasi aperti, in penombra. Il sogno non esiste: nel sogno siamo noi, veramente e solamente noi. 
Copyright testi(C) Federico Cinti 2019    
Immagine: Alba sul mare .Raccolta personale. Foto di A. M. 

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