In un’alba di luce, in un bagliore
di dolcezza, Veronica, sei nata
per essere soltanto del Signore
che t’ha chiamata
da subito. Tua madre ti ha istruita
con carità di fede alla speranza
e hai amato Gesù tutta la vita
in esultanza.
Parlavi con la Vergine: chiedevi
di cullare amorevole suo Figlio
e ti è stato concesso. In mente avevi
la rosa e il giglio,
mentre coglievi fiori nel giardino,
quand’ecco hai visto correre nel prato
assieme a te in quell’attimo un bambino
che ti ha parlato
per dirti che era lui che andava colto.
Tu lo hai fissato, lo hai seguito in casa
come fuori: era Cristo, era il suo volto,
ne eri persuasa,
volevi essere sua, stare con lui.
Hai bramato la santa Eucarestia,
quando tua madre, nei momenti bui
dell’agonia,
vedeva spalancarsi il Paradiso.
Volevi essere sua, di Cristo in croce,
sofferente, tua gioia, tuo sorriso,
santa precoce
nel sentire l’umana sofferenza
da te accettata appieno come dono
di docile umiltà, d’appartenenza
e di perdono.
Volevi essere monaca, donare
Tutta te stessa a Dio, sebbene il mondo,
Veronica, tentasse di adulare
fin nel profondo
il tuo amor proprio, e hai scelto la clausura
per stare con Gesù. Hai ricevuto
le stimmate, hai provato la tortura
nell’assoluto
silenzio. Senza cedere hai percorso
la via della Passione, del Calvario,
sempre assieme a Gesù, senza rimorso,
nel solitario
cantuccio del tuo cuore, anche se intorno
molti ti giudicavano un’insana,
una folle. Così, di giorno in giorno,
docile e piana
hai narrato di te, delle visioni
del tuo sposo, Gesù, del tuo trafitto
cuore per la pietà, delle orazioni
tue per iscritto
nel diario dell’anima. Obbediente
al confessore e al vescovo con zelo
hai parlato di te sinceramente
e nel Vangelo
hai trovato ogni volta la tua pace.
Nel convento sei stata anche badessa,
esempio in tutti gli ambiti, capace,
sempre la stessa,
finché Cristo ti ha accolta tra gli eletti
per donarti il suo premio di giustizia
assieme agli altri santi benedetti
nella letizia
eterna. E prima che giungesse l’ora
suprema del tuo transito alla vera
vita in cielo, tua stabile dimora,
sempre in preghiera
hai sussurrato queste dolci e chiare
parole a chi ascoltava, ultimi frutti
per noi: «L’amore si è fatto trovare:
ditelo a tutti!».
Casalecchio di Reno (Bologna), 7 luglio 2019
Nella vita mirabile
di santa Veronica Giuliani (1660-1727) si ha il fulgido esempio di come sia
possibile vivere in Gesù e per Gesù. Fin da bambina ha sentito irresistibile il
richiamo a chi ella considerava il suo sposo, quel Cristo che la Vergine teneva
in braccio e che la piccola Orsola (questo il nome con cui era stata
battezzata) domandava di avere un po’ tra le sue braccia. La cosa meravigliosa
è che le è stato concesso per grazia singolare. Il ruolo della famiglia è stato
importantissimo nell’istruire alla fede cristiana la piccola assieme alle sue
sorelle. Un giorno, mentre ella raccoglieva fiori in giardino, le compare un
bambino che le dice che è lui il fiore da cogliere, perché è il fiore vero. La
piccola santa comincia a inseguirlo nel giardino e in casa, perché comprende subito
che è affascinata da Gesù. Cerca di condividere la sofferenza del Signore come una bambina può
capire e sperimentare; così, la volta che si chiude la mano nella porta, invece
di piangere e disperarsi, è tutta contenta, perché può finalmente donare quel
dolore a chi aveva sofferto prima di lei. Allo stesso modo, quando la madre in
punto di morte riceve la santa Eucarestia, la vorrebbe ricevere pure lei per
diventare una cosa sola con il suo Redentore. E ancora, quando crescendo è in
età da marito, la sua nobiltà di nascita e la sua bellezza farebbero presagire
la via larga del matrimonio e della vita agiata; ma santa Veronica desidera il
monastero, desidera la clausura. E così, a diciassette anni, entra tra le
clarisse cappuccine di Mercatello sul Metauro, suo paese natale. Tutte queste
notizie, come le molte altre che non è possibile riportare qui, le sappiamo da
Veronica stessa: è lei che ce le racconta nel diario che le era stato imposto
dal confessore e dal vescovo, quando cominciano a manifestarsi in lei i prodigi
e le stimmate del Signore, quando si sente trafitto il cuore da parte a parte,
quando viene segregata per cinquanta giorni per metterla alla prova, dal
momento che non mancava chi la considerasse una pazza o un’invasata. Eppure la
sua permanenza in cella fu tutta per Dio, per la preghiera e la penitenza.
Veramente Veronica Giuliani era una grande mistica e ha rappresentato una delle
vette della spiritualità del suo tempo. Muore dopo trentatré giorni di agonia
il 9 luglio 1727 e ora i suoi resti mortali vengono custoditi nel Monastero di Città di Castello. Nella sua casa natale
sarà poi costruito il monastero inaugurato il 24 maggio
1773. Da quel giorno santa Veronica Giuliani, come del resto già in vita,
non ha cessato di intercedere per noi presso il suo sposo, Gesù, con grazie e
benedizioni d’ogni genere. Sul suo esempio possiamo trovare la via che porta
alla verità e alla vita, a Cristo Gesù, nostro Signore. Per questo santa
Veronica lascia come testamento alle sue consorelle queste parole di vera
dolcezza, compendio e frutto di tutta la sua vita: «L'amore si è fatto trovare:
ditelo a tutti!».
Copyright testi(C) Federico Cinti 2019
Immagine: Santino raffigurante la morte di Santa Veronica Giuliani - da collezione privata
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