lunedì 6 gennaio 2020

Nella solennità dell'Epifania del Signore ( Letture: Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12 )


Da Oriente i Magi vengono: hanno visto
la sua stella e ora cercano il Messia.
Giunti a Gerusalemme, Erode, il tristo
re di Giudea, domanda dove sia

chi cercano. «A Betlemme nasce il Cristo»,
gli rispondono, «tale è la profezia».
Là vanno i Magi, Con il cuore misto
di gioia e di stupore, ecco Maria,

ecco Giuseppe e il Bimbo appena nato:
gli offrono incenso, mirra e oro, dono
che solo al Dio, al Re e all’uomo è riservato.

L’Eterno s’è manifestato, sono
davanti a lui le genti che ha chiamato
da tutto il mondo e adorano il suo trono.

Casalecchio di Reno (Bologna), 6 gennaio 2020 
Nella figura dei Magi, venuti da Oriente seguendo la stella del Messia, il Vangelo dichiara che il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe è il Dio di tutti gli uomini fino ai confini della terra. I Magi simboleggiano i sapienti che, attraverso un loro interiore percorso di conoscenza, giungono a conoscere i segni fino alla conversione del cuore. La stella che hanno visto è la luce che, nella pienezza dei tempi, si è manifestata prima agli ultimi, nell’immagine dei pastori, poi a Israele, che nella persona di Erode cerca di non vedere la portata universale del messaggio di cui è custode, e infine a tutti i gentili. Nel Prologo di Giovanni si dice che nel Verbo «era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta» (Gv 1, 4-5). I Magi vedono quella luce che squarcia le tenebre e si mettono in cammino: hanno compreso e tutta la loro vita è quel viaggio, quella ricerca della luce. Giunti alla culla del Bambino, quasi fosse un trono regale, si prostrano davanti a lui in atto d’adorazione e offrono i loro doni: oro alla sua regalità, incenso alla sua divinità e mirra alla sua umanità sacrificata in riscatto dei peccati del mondo. La stella è luce che brilla nel cuore di chi cerca Dio e chi cerca Dio lo ha già trovato. Gesù aspetta senza stancarsi, aspetta tutti: ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi. La luce che si è accesa non si spegnerà mai e continua a illuminare gli angoli oscuri del nostro vivere, anche quando pensiamo di essere autosufficienti. L’esempio dei Magi ci è dato, perché la scienza si deve trasformare in sapienza: il sapere umano deve aprirsi alla rivelazione divina per dare a ogni cosa il senso vero che gli è stato attribuito dal suo creatore, da quel Verbo che «in principio era presso Dio», perché era Dio egli stesso. A noi non resta, come a Giovanni, che farci sua voce, perché Gesù è «il Dio-con-noi». 

Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web

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