domenica 1 marzo 2020

Nella prima domenica di Quaresima - Anno A - ( Letture: Gn 2, 7-9; 3, 1-7; Sal 50; Rm 5, 12-19; Mt 4, 1-11)


Quaranta giorni di digiuno. Il cuore,
affamato di Dio, si può saziare
soltanto del suo verbo: il tentatore
non distoglie Gesù dal suo pregare.

Satana sul pinnacolo al Signore
Ordina di gettarsi, di planare
nel tempio senza avere alcun timore;
ma Dio non lo s’invoca per tentare

la sua grandezza, né per il potere
sul mondo. Cristo fermo, saldo, certo
respinge le parole menzognere

del diavolo: lo vince in campo aperto
col digiuno, la fede, le preghiere,
nell’austera astinenza del deserto.

Casalecchio di Reno (Bologna), 1 marzo 2020
Dalla letizia edenica alla desolazione del deserto il passo è stato breve. Il tentatore ha corrotto subdolamente il cuore umano, facendone emergere l’intimo orgoglio di diventare simili a Dio. La radice del peccato di Adamo e di Eva è questo, volersi fare come Dio: in questo tutta l’umanità è come i suoi capostipiti. Ma la storia, voluta e diretta sapientemente dal Creatore, vince la piccola scienza umana. Da quel deserto in cui ci sentiamo nudi davanti alla grandezza del Padre nasce la speranza di rinnovarci nell’astinenza e nella preghiera. Questa è la Quaresima, segno sacramentale della nostra redenzione. Gesù trascorre, condotto dallo Spirito Santo, quaranta giorni nel deserto, pregando e digiunando incessantemente. Nessun pericolo può sussistere in quello stato, perché il Padre è con lui e in lui, perché sono una cosa sola e nulla può temere. Come il serpente nel giardino i due progenitori, così satana nel deserto insidia il Figlio di Dio, instillando in lui il desiderio della fame, dopo così tanti giorni di prolungata astinenza. Ma è proprio quel raffinarsi nella preghiera che rende il cuore invincibile: alle domande del tentatore Cristo risponde con la Scrittura: non si vive, infatti, di solo pane, ma di ogni parola che proviene dalla magnificenza di Dio. Eva aveva adulterato nel dialogo con il serpente la legge di Dio, ma Gesù la usa come difesa e baluardo. Il subdolo demonio gioca allora sullo stesso tavolo e porta il Signore sul pinnacolo del tempio, suggerendogli di gettarsi giù, dal momento che la Scrittura dice che gli angeli sarebbero venuti a salvarlo. Anche in questo caso Gesù risponde dicendo che l’Altissimo non va messo alla prova, perché a lui ci si deve affidare incondizionatamente. Allo stesso modo, satana chiede a Gesù di prostrarsi a lui, di adorarlo come si fa con gli idoli, se vuole avere il potere su tutto il mondo. Ecco la lusinga dell’idolatria, camuffata da potere su ciò che non ci appartiene, perché tutto è di Dio. anche in questo caso, la risposta è che solo Dio va onorato e solo a lui va dato culto. Alcuna porta al dialogo con il tentatore è stata aperta: Gesù ha risposto e ha mostrato la via per trasformare quei quaranta giorni di purificazione nel deserto in un momento di avvicinamento al Padre, come era avvenuto agli Israeliti nel deserto, quando avevano ricevuto la manna. La tentazione esiste, il diavolo non fa altro che istigarci ad allontanarci dal Signore, facendo leva sul nostro orgoglio e sulle nostre debolezze. Solo se riusciamo a fare costantemente affidamento alla verità che abbiamo conosciuto, che ha un nome e si manifesta nella Chiesa mistica avremo la possibilità di vincere la buona battaglia.
Copyright testi (C) Federico Cinti 2020
Immagine tratta dal web

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