nella memoria fragile risento
come un brivido in me le tue parole
lievi nel vento,
ti rivedo sorridere felice
nella memoria che non sa scordare,
ti ritrovo così consolatrice
che non mi pare
vero che tu sia adesso oltre la siepe
che ci divide ormai dall'infinito,
oltre quel muro pieno ormai di crepe
tutto sbiadito,
dietro l'ombra d'un nome, come un velo
steso tra qualche fiore profumato
del colore impalpabile del cielo
pacificato
dopo il male del vivere, del cuore
che non trova, non sa trovare pace
nel correre fuggevole delle ore
sempre incapace
di vincere quell'ansia che ci tiene
invisibile, come un logorio,
alla ricerca dell'eterno bene
dopo l'addio.
Casalecchio di Reno (Bologna), 30 aprile 2018
Eppure io ti sento ancora viva, ti sento ancora tra noi, cantare nel nostro coro, Edvige, così solare com'eri, così incredibilmente gioiosa. No, finché ti ricorderemo, finché tornerai a scaldare i nostri cuori col tuo sorriso, tu continuerai a essere con noi, perché la vita vera non è questa che ci è data adesso; no, questo è un anticipo di quello che sarà un giorno, quando potremo essere veramente noi, senza le paure solite, senza le ansie del giorno, senza i limiti che ci vengono dal nostro fragile essere mortale. Noi siamo fatti per altro, siamo fatti per l'eternità. So che mi ascolti e mi leggi e so che sei andata prima di noi. Che altro dirti? Aspettaci.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Lilium sp., Wikipedia
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