Nel dormiveglia
Sento voci inseguirsi di lontano
finché ciascuna scivola, scompare
nel solitario oblio di un sogno vano
senza tempo né luogo, tra le rare
immensità di un infinito piano
sospeso chissà dove, in cui volare
libero da ogni impaccio, a mano a mano
sentirsi in mezzo alle onde galleggiare
tra polvere di luce, in cui sublima
lieve l’antica melodia del vento,
e raggiungere rapido la cima
del monte con in cuore lo spavento
di non esserci più, ma come prima
ora voci confondersi risento.
Casalecchio di Reno (Bologna), 28 aprile 2018
Avevo detto tra me e me che mi sarei sdraiato un attimo, mi sarei steso per quei fatidici dieci minuti per il pisolo postprandiale, come del resto faccio di solito per inveterata abitudine da tempo. Ma la fessura della finestra mi mandava voci lontane, come voci di sogno che si mescolavano a un fluttuare in non so che dimensione. E suoni ovattati si mescolavano tra loro, si fondevano a parole dette non so dove, da non so chi. E mi pareva d'essere sospeso, quasi a fior d'acqua, galleggiando in non so più che dimensione, se reale o immaginaria. E lo spazio si dilatava all'infinito intorno e sopra di me, e il tempo non esisteva più, perché era un eterno presente. Un torpore strano, ma molto piacevole, m'avvolgeva, un tepore insolito e gradevole m'abbracciava. E stavo bene, molto bene, vedendomi quasi dall'esterno. Poi uno squillo più intenso, il telefono che suonava dalla stanza vicina, mi ha riportato d'un tratto alla realtà, sono ritornato vigile da un viaggio onirico che mi piace definire dormiveglia.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Cumulus con above Brienzersee.JPG, Wikipedia
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