venerdì 6 aprile 2018

Venendo da Villa Ghillini

E il cuore ti s’allaga di stupore
dopo la curva, dove l’occhio beve
allargandosi il limpido bagliore
del cielo aperto in una gioia breve,

mentre in una cascata di colore
ti senti per un attimo più lieve,
libero già dal solito grigiore
quotidiano di un mondo troppo greve

per volare lontano, oltre la fuga
della materia fredda, e passa intanto
su questa via, più simile a una ruga

inveterata, il silenzioso incanto
che ti scioglie dall’attimo, ti fruga
l’ansia d’ogni rimorso, ogni rimpianto.

Casalecchio di Reno (Bologna), 6 aprile 2018


Sì, è vero, diciamolo una volta per tutte, e a chiare lettere per giunta, che la poesia aiuta a vivere, anche se molti oggi preferiscono la prosa. Già, la prosa... prima o poi dovrò ragionarci un po' sopra, perché non è possibile che davanti al rifiorire della natura, come in questi giorni primaverili, non vengano alla mente gli eterni versi leopardiani:

«Primavera d'intorno / brilla nell'aria e per li campi esulta, / sì ch'a mirarla intenerisce il core» ("Il passero solitario", 5-7).

Beh, è poi un gioco di specchi, perché anche il buon Leopardi citava già Dante, il poeta che nel "Purgatorio" raggiunge vette inenarrabili di poesia:

«Era già l'ora che volge 'l disio / ai navicanti e 'ntenerisce 'l core / lo dì ch'han detto a' dolci amici addio» (Purg. VIII 1-3).

Ecco, un po' come oggi quando, andando verso Casalecchio da Bologna, Giacomo mi manda alcune foto e mi dice: "Hai mai pensato di scrivere qualche cosa su Villa Ghillini"? E io gli dico che sì, ci avevo pensato, eccome se ci avevo pensato, perché è uno spettacolo, ora solo della mia memoria è vero, ma pur sempre fascinoso come solo i ricordi sanno essere. Ci avevo pensato, perché è troppo bello quell'angolo incantato di Casalecchio! Mi ha sempre impressionato, passando da lì, che a un certo punto la vista si allarga a una valle quasi infinita dove adesso sono mille case, ma chi sta sopra vede tutto dall'alto, come fosse in volo... eh, come fosse quel passero solitario di cui cantava l'altro Giacomo. Ma le coincidenze mi sa che esistano solo in stazione, e poi e poi. Insomma, bisogna fermarsi a riflettere sui luoghi del cuore, su quel che ci sta intorno e che percepiamo più con l'anima che con le orecchie o gli occhi. Del resto, come sono solito dire, non si vede con gli occhi...


Copyright (C) Federico Cinti 2018
Foto di G.V.

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