giovedì 9 maggio 2019

Ombre di primavera

Malinconiche musiche nell’anima,
come labili immagini, risuonano
tra ricordi insondabili, macerie
senza più volto o età, stanche memorie

ormai trascorse. Sa d’autunno l’aria
incolore ed è maggio, solo maggio.
Piove, non so perché. Sento la pioggia
ovunque. Il vento oggi ha una voce grigia

di attonite parole, inafferrabili
sillabe d’oblio. Ascolto nell’inerzia
del giorno, inerte anch’io. Scende una nebbia
pallida, quasi sabbia nei ventricoli

del cuore. Una clessidra, fine polvere
il tempo che ora scivola impalpabile
senza fermarsi troppo, senza indugio,
e il giorno passa fermo in questo tedio.

Casalecchio di Reno (Bologna), 8 maggio 2019
In un giorno di maggio che sembra autunno anche il cuore sembra intorpidirsi nel grigio plumbeo della pioggia e della nebbia. È un senso di smarrimento, quasi di inadeguatezza rispetto a ciò che non siamo o che non vogliamo essere. È il limite contro cui preme il nostro desiderio. Ma la malinconia è eccezionale scandaglio interiore: non è tristezza, è sentimento della tristezza. È come se il mondo entrasse in noi per albergarvi e parlarci di ciò che non sappiamo. E così avvertiamo lo scorrere del tempo, come la sabbia nella clessidra che cade nel silenzio; ritroviamo l’oblio in cui tutto si è smarrito per farsi ritrovare come in un’illuminazione onirica. Tutto ci parla in un linguaggio ignoto: ne cogliamo il senso, parole che non comprendiamo più, forse nostre in epoche lontane, quando il nostro io non aveva la pretesa di comprendere, ma di essere compreso. È il tedio in cui s’allungano le ombre della nostra primavera, questo che viviamo nel pallore di un giorno uggioso. Ma poi il sole è dietro le nuvole, è dietro la pioggia, è dietro la nebbia dei nostri occhi e splende per chi lo sa, per chi lo sa vedere.

Copyright testi(C) Federico Cinti 2019
Immagini: 1) Sabbia nella clessidra. Photo by NeONBRAND on Unsplash
                    2) Gocce d'acqua. Photo by Gustavo Bedolla on Unsplash 

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