venerdì 24 maggio 2019

Vanitas vanitatum


Un’assenza, un’attesa nel tiepido sole in cui pare
essere finalmente giunta la primavera.

È vuoto il silenzio, pensieri rincorrono mille
pensieri, una cupola concava il cielo lassù.

Vacue parole il mondo ripete alle orecchie ormai stanche
di chi non guarda più se non ciò che gli sfugge.

Vana è ogni cosa, vano lo scorrere muto del tempo.
Meglio è tornare da chi ci ama e ci vuole bene.

Casalecchio di Reno (Bologna), 24 maggio 2019

Ma poi che cos’è che conta davvero? Me lo chiedo, alle volte. Ci si affanna a correre dietro sogni illusori, ad ascoltare parole e voci senza senso, sicuri di quel poco su cui poggiano i nostri fragili piedi. Nulla, un giorno ci si accorge che ciò che si è fatto, ciò che si è cercato non vale nulla o vale molto poco. È una corsa, è un procedere sempre e comunque. E poi? Poi dove si giunge, se ci si perde, se si perdono le cose più importanti? Il tempo non torna indietro: noi non viviamo in un eterno presente. Le rose vanno colte a tempo opportuno. L’Ecclesiaste diceva, e non a caso, vanitas vanitatum, omnia est vanitas. Di fronte all’infinita immensità di Dio che cosa può reggere il confronto? In questo nichilismo dell’anima sta il nostro abbandono fiducioso, il nostro affidamento continuo. E così nulla è più vano, nulla è più vuoto, anche quando la realtà pare compromessa. Non veniamo dal nulla e al nulla non tendiamo. Per questo nei momenti della prova non siamo soli e la fatica trova il senso vero.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2019
Immagine: fioritura di rose rosse -Photo by Ricardo Resende on Unsplash

Nessun commento:

Posta un commento