Non avesti
paura di cantare,
Cecilia, la
grandezza del Signore,
quando ti
venne chiesto di donare
la vita
innanzi al tuo persecutore,
non avesti
vergogna di mostrare,
Cecilia, ciò che
ardeva nel tuo cuore,
quando fosti
chiamata a ricordare
che nel nome
di Cristo non si muore,
e dal giorno
in cui fosti testimone
di Dio con
ineffabile armonia,
proteggi chi
ha la propria vocazione
nel canto e
nella musica, sua via
di lode,
gioia, santificazione
davanti alla
celeste gerarchia.
Le
testimonianze su santa Cecilia (II-III sec.) narrano che ella, il giorno del
suo matrimonio, avrebbe cantato in cuor suo il desiderio di rimanere immacolata
nel cuore e nel corpo per non restare confusa. Venne esaudita: il marito,
Valeriano, si convertì alla vera fede e la notte delle nozze ottenne da papa
Urbano I il battesimo. Valeriano, poi, avrebbe convertito anche suo fratello
Tiburzio, ma la persecuzione li avrebbe resi martiri per aver disobbedito
all’ordine di non seppellire pietosamente i cadaveri dei cristiani, come invece
prescrive la legge del Signore. Anche Cecilia patì il martirio: lo stesso
giudice Almachio, che aveva condannato il marito e il cognato, impose che ella
fosse soffocata nel bagno di casa sua; ma la santa, invece di morire, cantava
le lodi del Signore. Così, le fu imposta la pena della decapitazione. Ecco
allora che pure oggi, in un’epoca in cui parlare del Signore è così difficile,
a causa delle ideologie di morte imperanti, l’esempio di santa Cecilia deve
continuamente risvegliare in noi il desiderio di cantare le lodi del Signore e
di testimoniare senza paura la verità. Lo dico e lo ripeto in particolare a chi,
come noi che cantiamo in un coro, sente come propria vocazione la musica e il
canto. Prima di ogni prova, infatti, ricordiamo che ci si trova tra noi non
solo per il piacere di cantare, non solo per il servizio che si fa durante la
liturgia, ma perché quella è la via della nostra santificazione, come del resto
ci ha mostrato fin dalle origini santa Cecilia. La sua basilica è una delle più
antiche in Roma, costruita probabilmente sulla casa in cui ella abitava. In lei
si mostra la forza di non rinnegare ciò per cui siamo fatti e a cui siamo stati
chiamati e in cui troviamo la vita e la via. Dolcissima e intensa, infine, è
l’antifona d’introito della Messa nel giorno della festa di santa Cecilia,
vergine e martire: Cantantibus
organis, Caecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: «Fiat,
Domine, cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar» (“Al suono degli strumenti musicali, la
vergine Cecilia cantava in cuor suo al solo
Signore dicendo: «Rimangano, Signore, il
mio cuore e il mio corpo immacolato, perché io non resti confusa»). Di seguito
una bella versione gregoriana dell’antifona stessa:
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine: Santino francese - santa Cecilia con la cetra e due Angeli, recante la dicitura :"Mentre suonavano gli strumenti, Cecilia cantava gloria al Signore". da raccolta privata
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