Declina il
mese ormai: sfoglio il lunario
alla ricerca
di non so che cosa,
d’un sogno
senza volto, immaginario,
come si
sfoglia rapida una rosa.
Il mese ha
quasi termine: mi trovo
al di qua
della soglia da varcare,
lungo la linea
d’ombra dove il nuovo
attende
solamente d’iniziare.
Il mese se ne
va: m’accingo anch’io
ad andare con
lui, senza una meta,
ad andare
così, nel logorio
di un’aria
intorno fattasi irrequieta.
Oltre la
linea lucida di vetro
farò
attenzione a non guardare indietro.
Casalecchio
di Reno (Bologna), 28 novembre 2018
Eppure,
anche se è stato opaco e piovoso, questo novembre non mi è dispiaciuto del
tutto, così incerto com’era, grigio e luminoso insieme. I giorni si susseguono
correndo, è vero, volano via a una velocità sempre superiore; ma il senso del
tempo, quello che un poeta definì – forse giustamente – sentimento rimane
addosso, come qualcosa d’impalpabile, ma reale. È la percezione di un moto
perenne verso una meta, che sappiamo esistere, eppure non riusciamo a cogliere razionalmente. Quello tuttavia che l’animo intuisce non è
meno vero di quel che cade sotto il vaglio empirico, altrimenti davvero nulla
esisterebbe di quel che esiste. Ecco, per me novembre è stato qualche cosa di
simile, un desiderio inespresso che, nonostante tutto, si è consumato, si è
esaurito senza potere essere colto del tutto, simile alla rosa più bella, ma
anche più effimera. Ora attendo dicembre, il mese più bello dell’anno, come
pensavo da bambino, il mese della dolcezza del Natale, della chiusura e
dell’apertura dell’anno. In fondo, dicembre è il mese dell’attesa e del
compimento, della speranza e della realizzazione. E allora mi pongo proprio
così, come alla finestra, ad assistere nella fantasia allo scorcio del tempo,
senza ovviamente voltarmi indietro.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
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Immagine: Photo by Plush Design Studio on Unsplash
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