Dare ciò che si ha in più, fosse anche tanto,
come qualcuno fa, per dimostrare
d’essere chi non è, per farsi vanto
della propria bravura, può ingannare
chi non vede o non sa, chi gli sta accanto
lungo la via, nel tempio per pregare,
ma agli occhi di Gesù non rende santo,
perché nel suo segreto sta a guardare
chi dà tutto per lui, senza paura,
simile a quella vedova che dona
due soldi solo, intrepida, sicura,
pur nella sua miseria, che non suona
la tromba innanzi a sé, non ha altra cura
se non di Dio in cui tutta s’abbandona.
Casalecchio di Reno (Bologna), 11 novembre 2018
Nella moltitudine che affolla il tempio in
prossimità della Pasqua Gesù scorge una vedova, una vedova povera, come
sottolinea l’evangelista, che dona due monetine, che è tutto quello che ha. La
povertà di cui parla il Vangelo è il riconoscersi bisognosi, è sapere di non
bastare a se stessi, è cercare Dio come la cerva anela ai corsi d’acqua. La
vedova si confonde tra la gente, non le importa di essere vista da chi le stava
intorno, perché le basta essere vista dal Signore: ella dà tutto e riceve
tutto. È già immagine di Cristo, che non esita a sacrificarsi fino all’ultima
goccia di sangue: non dà solo un pezzetto di sé, ma si offre tutto per tutti.
La vedova ha già trovato, nel segreto del suo cuore, ciò che l’ha salvata,
perché si ha avuto fede nell’Onnipotente, che per lei ha fatto grandi cose.
Molti, invece, prima e dopo di lei, passano, vestiti riccamente, fanno grandi
doni, perché grandi sono le loro sostanze, ma non vanno al tempio per il
Signore, bensì per essere salutati e onorati. Comprano in qualche modo la
vanagloria agli occhi degli altri per apparire quello che non sono né possono essere.
Non si privano di nulla, perché non hanno bisogno di nulla; hanno il loro cuore
attaccato a beni che passano, non sono liberi ma schiavi di sé e del giudizio
degli altri. La vedova invece si abbandona completamente al Signore perché la
sua povertà dinanzi agli uomini è ricchezza davanti all’altissimo. Del resto,
nulla vale quanto l’amore di Dio per noi. Da questo bisogna imparare ad offrire
noi stessi, non le nostre cose.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
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