Il sole, un’inquietudine leggera,
percorre l’aria tiepida. Ogni cosa
respira un’indicibile atmosfera
in cui riposa
l’ansia del giorno. Gli alberi nel cielo
azzurro si distendono con dita
nude, disperso in mezzo al vento il velo
di quella vita
così precaria. Un attimo d’estate
nel silenzio di questi giorni assorti
tra mille foglie fragili adagiate
fredde sui morti.
Eppure non tutti sanno che san Martino, il
grande vescovo di Tours, è morto non l’11, ma l’8 novembre. Da buon pastore
quale egli era, si era recato a Candes per porre pace in una sua parrocchia,
dove purtroppo – come tante volte ancora oggi accade – vi era un po’ di
discordia. Era già anziano, perché correva l’anno 397 ed era nato probabilmente
nel 316, ma non si era sottratto ai suoi compiti, pur presentendo imminente la
sua fine. In effetti i fratelli si erano riconciliati e Martino, dopo una santa
agonia, aveva restituito l’anima al Signore. Ma tale e tanto era l’amore per
questo uomo santo che si attese l’11 novembre per celebrare le sue solenni
esequie, perché da tutte le Gallie potessero presenziare coloro che lo avevano
conosciuto, stimato e venerato già in vita. Ecco quindi che i giorni che
precedono la festa di san Martino sono divenuti per definizione l’estate di san
Martino, perché il tempo si fa mite, proprio come durante la stagione estiva,
il sole diviene luminoso e l’aria di colore azzurro terso. Per questo ritengo
giusto ricordare anche questo giorno, anche l’8 novembre, come giorno
martiniano, data effettiva del suo ritorno alla casa del Padre. Certo, resta
pur sempre novembre, il mese autunnale in cui ricordiamo i nostri cari defunti,
i nostri morti. Ecco perché, terminata la pausa di questo dono d’estate che san
Martino ci concede, il nostro pensiero ritorna alla caducità e alla finitudine
di tutte le cose. Già, perché tutto è nulla a paragone della nostra vera
natura, quella fatta per il cielo. E così il dialogo con chi ci ha preceduto in
questo percorso, in questo pellegrinaggio, diviene preparazione a una
dimensione più certa e più vera di quel che saremo.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine: foto di A.M.
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