un silenzio di tenebra. Non sento
se non morire lentamente il giorno.
Sibila il vento,
voce stanca d’oblio. Goccia nel cuore
qualche ricordo pallido, eco greve
che subito si perde. Non rumore
intorno. Lieve
sibila il vento, simile a Sibilla,
sibila il vento, simile a Sibilla,
sussurra non so che. Svanisce il suono
informe dentro il buio. In me distilla
ciò che non sono
più e ciò che non sarò. Dolce carezza
si è fatto il vento. Dove te ne vai,
vento, in quest’ora della tenerezza?
È sera ormai.
Casalecchio di Reno (Bologna), 12 gennaio 2019
Sul fare della sera, quando tutto diventa un’altra cosa, si fa oscuro
il nitido contorno delle cose. Il vento scivola lieve tra le cose, bussa alle finestre
in cerca di un dialogo con chi lo sa ascoltare. Ogni realtà non pare più quella
che era prima: una voce misteriosa, fatta di ciò che si era dimenticato, torna
a ripetere i sussurri d’una stanca profezia, simile alla Sibilla. E torna
chiara l’ora della sera nella memoria. Il vento è voce che non ha riposo, che
ripete antiche favole e rammenta il passaggio incessante tra le case, in questa
sera gelida d’inverno. È come se incombesse qualche cosa, qualcosa che non si
sa o non si conosce più. Si cerca di resistere, resistere e capire ciò che non
siamo più e ciò che ancora non siamo nel labirinto del nostro cuore. Strana è
la sensazione che si prova, luce e ombra s’annullano fondendosi in una profonda
unità. Non c’è differenza, forse. Sul fare della sera la realtà si riveste d’un
abito nuovo . Tutto è diverso e tutto assume senso, anche quel che sembrava
durante il giorno non averne. Le corse, le incombenze, i riti e gli
appuntamenti diventano vani fantasmi di un giorno passato, finito. La sera
chiede un attimo di pace, di tenerezza tiepida e sicura. È un istante d’eterno
appagamento.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2019
foto: Infruttescenza di dente di leone soffiata dal vento al tramonto . Photo by Jamie Street on Unsplash
Nessun commento:
Posta un commento