con la tua voce colma di mistero
per questa notte torbida in cui ormai
è tutto così falso, così vero?
Ascolto: è come se volesse entrare
qualcuno che desidera parlare.
Ascolto: in ogni sibilo risento
mille parole flebili di vento.
Casalecchio di Reno (Bologna), 28 febbraio 2018
A volte mi viene da pensare che tutto, ma proprio tutto, rimandi a qualcos'altro, che sia - per dirla in termini retorici - metafora. chissà, forse anche noi, ma non voglio sconfinare troppo in una dimensione metafisica, anche noi siamo metafora senza saperlo di qualcos'altro. Sì, tutto è simbolo, tutto parla di quel che non sappiamo, almeno in apparenza, tutto è voce di una lingua ignota, che solo a tratti riusciamo a percepire e comprendere. Sarà davvero che la natura, il tempio in cui viviamo, è una foresta di simboli, come sostiene il buon Baudelaire. E, se è così, questo vento tagliente, questo freddo glaciale, quest'inverno candido di neve e d'inerzia che cosa significa? Questa mattina, con i miei studenti, leggevo la nona lirica del primo libro delle "Odi" di Orazio: anche lì il Soratte è candido di alta neve, un po' come la vecchiaia del poeta che parla alla giovinezza del ragazzo, esortato a godersi la vita, finché è giovane. E allora questo vento, che sbatte, che ulula, che fischia, a chi parla e che cosa dice?
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