giovedì 22 marzo 2018

"Fermo così." Federico canta Leporello

In un cantuccio della fantasia
ho ripercorso anch’io con Leporello
il famoso catalogo, la via
aperta all’assoluto, oltre il cancello


dell’aldiquà, l’eterna nostalgia
di ritornare a ciò che di più bello
si possa avere, sull’eterea scia
di numeri iperbolici a livello


di puro suono, e l’attimo è fuggito
dietro i pensieri lirici di un giorno
fuori del tempo, tutto rinverdito


or ora, nell’andata, nel ritorno
circolare dell’essere infinito
senza margine, limite, contorno.


Casalecchio di Reno (Bologna), 22 marzo 2018





N. 4 - Aria Archi, 2 Flauti, 2 Oboi, 2 Fagotti, 2 Corni in re.
ALLEGRO
Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio;
Un catalogo egli è che ho fatt'io:
Osservate, leggete con me.

In Italia seicento e quaranta,
In Lamagna duecento e trentuna,
Cento in Francia, in Turchia novantuna,
Ma in Ispagna son già mille e tre.

V'han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V'han contesse, baronesse,
Marchesane, principesse,
E v'han donne d'ogni grado,
D'ogni forma, d'ogni età.

ANDANTE CON MOTO
Nella bionda egli ha l'usanza
Di lodar la gentilezza;
Nella bruna, la costanza;
Nella bianca, la dolcezza.
Vuol d'inverno la grassotta,
Vuol d'estate la magrotta;
è la grande maestosa,
La piccina è ognor vezzosa.

Delle vecchie fa conquista
Pel piacer di porle in lista:
Ma passion predominante
è la giovin principiante.

Non si picca se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella:
Purchè porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.


Quando dico che una poesia va eseguita, ovviamente nella lettura (o meglio nella recitazione), a guisa d’uno spartito musicale, perché altrimenti resta lettera morta, rimane un cumulo di inchiostro gettato lì, sul candore della pagina spianata, non dico poi un’eresia, soprattutto se paragonata ai libretti d’opera, che vivono proprio in virtù del poeta e del musicista. Ho provato a dirlo ai miei studenti, mentre illustravo loro la nascita del melodramma, la grandezza di Metastasio e il genio di Da Ponte, e per dimostrarlo compiutamente mi sono prodigato nell’esecuzione di un’aria mozartiana che a me piace particolarmente, quella di Leporello che illustra tutto compiaciuto a Donna Elvira il catalogo del suo padrone, di don Giovanni in persona. Oh, va da sé che, a voce fredda e a voce nuda, il risultato è quello che è. Ma un po’ ne vado fiero, perché almeno risulto intonato, molto intonato (me lo ripeto da solo, con la modestia innata che mi contraddistingue da sempre e per sempre). Poi oh, come dice una mia collega, che ho sentito telefonicamente l’altro giorno, ci vuole coraggio… e io provo ad avercelo, perché lo stesso insegnamento è un atto di fierissimo coraggio.
Non è certo la prima volta, questa, in cui mi butto a capofitto in consimili azioni temerarie. Già cantai la stessa aria e fu un successo enorme e soprattutto insperato. Un po’ di timidezza c’è sempre, in occasioni come queste, e ci misi un po’ ad andare in moto, come il famoso Diesel. Poi, alla fine, i miei studenti, più che galvanizzati dalla riuscita dell’intrapresa, un po’ come il vate di rientro da un’azione aerea delle sue, mi omaggiarono di un applauso con annesso un grande boato che durò non so più quanto. Un paio di colleghe si mostrarono all’uscio e sul limitare mi chiesero se tutto andasse bene: confessarono, infatti, di aver temuto un terremoto. Una, credo in verità un po’ piccata, mi rinfacciò: «Lo sappiamo che ti amano, ma non esagerare troppo». Eppure, era tale la contentezza che me ne fregai allora, come me ne frego adesso, di quelle parole.
Sì, era la famosa classe di Chiara, che anche in questo caso mi ha incitato a riproporre l’esperimento. Oh, le si può dire di no? E infatti non gliel’ho detto. Era la classe di Lorenzo, che poi cantò il Va’, pensiero e Fratelli d’Italia con ben altro (e secondo me voluto) risultato. Da qualche parte devo aver conservato le registrazioni di quegli anni mirabili. Era la classe di molti altri, di cui qui non serve fare il nome, perché mi paiono ormai in un passato davvero remoto. Eppure la musica no, la musica rimane come sottofondo nell’anima ai frammenti di memoria che ci accompagnano. E allora, ancora e per sempre, «Madamina, il catalogo è questo»…

Copyright testi e video: Federico Cinti 2018
Immagine: Barbara Krafft - Deutsch, Otto Erich (1965) Mozart: A Documentary Biography. Stanford: Stanford University Press, Wikipedia

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