sabato 24 marzo 2018

Vexilla regis. Il vessillo regale viene avanti

IL VESSILLO REGALE VIENE AVANTI

Il vessillo regale viene avanti,
il mistero rifulge della croce:
è inchiodata al patibolo la carne
di chi creò degli uomini la carne.


Trafitto lassù in alto nel costato
dalla punta crudele d'una lancia,
per lavarci ogni macchia di peccato,
lui fa sgorgare un’onda d'acqua e sangue.


O albero mirabile e splendente,
ornato della porpora regale,
il tuo tronco fu scelto perché degno
di toccare quel corpo così santo!


o albero beato, è stato appeso
alle tue braccia il riscatto del mondo;
come bilancia su cui pesa il corpo
si carica la preda dell'inferno.


Salve a te, altare, a te, vittima, salve
Gloria nata in virtù della passione,
per cui la vita ha patito la morte
e ha ridato la vita con la morte!


O croce, salve, o unica speranza!
Durante questo tempo di passione
aumenta la tua grazia nei fedeli
e ai peccatori elimina le colpe.


O Trinità, sorgente di salvezza,
elevi a te ogni spirito la lode
in eterno sostieni chi tu salvi
per mezzo del mistero della croce.
Amen.





VEXÍLLA REGIS PRÓDEUNT

Vexílla regis pródeunt,
fulget crucis mystérium,
quo carne carnis cónditor
suspénsus est patíbulo;


Quo, vulnerátus ínsuper
mucróne diro lánceae,
ut nos laváret crímine,
manávit unda et sánguine.


Arbor decóra et fúlgida,
ornáta regis púrpura,
elécta digno stípite
tam sancta membra tángere!


Beáta, cuius brácchiis
saecli pepéndit prétium;
statéra facta est córporis
praedam tulítque tártari.


Salve, ara, salve, víctima,
de passiónis glória,
qua Vita mortem pértulit
et morte vitam réddidit!


O crux, ave, spes única!
hoc passiónis témpore
piis adáuge grátiam
reísque dele crímina.


Te, fons salútis, Trínitas,
colláudet omnis spíritus;
quos per crucis mystérium
salvas, fove per saecula.
Amen.


L'inno dei vespri della settimana santa, composto da san Venanzio Fortunato (530-607), il famosissimo "Vexilla regis prodeunt", citato addirittura da Dante in apertura di Inf. XIV 1, è davvero commovente e grandioso: ci pone davanti al mistero della passione, del riscatto, della redenzione. Con quell'albero straordinario è cominciata la storia della nostra salvezza: da patibolo di condanna è diventato strumento d'assoluzione per tutti quanti, da morte d'un singolo si è trasformato in vita dell'intera umanità. Anche l'immagine della "statera corporis" mi ha colpito parecchio: l'albero della croce si fa bilancia per pesare il corpo del salvatore in contraccambio della "preda", del bottino strappato in questo modo alle potenze infernali. Mi pare sublime.
Non ho trovato modo migliore per entrare nel testo dell'inno se non tradurlo, visto che le rese lette di qua e di là non mi convincevano più di tanto (oh, forse solo perché non erano la mia). Anche papa Urbano VIII, papa Barberini insomma, aveva messo le mani sull'inno per "aggiustarlo" - diciamo così - a suo gusto, aggiungendo strofe o spostando versi. Oh, questo non mi turba più di tanto, perché lo capisco molto bene. Dico solo che la mia resa è tratta dall'originale. Tra l'altro, più traduco e più mi rendo conto che l'unico modo perché una traduzione abbia senso sia riuscire a contemperare la fedeltà del significato con l'autonomia del significante. Oh, in fondo, poesia è pure questo.
A me quest'inno piace e ancora di più mi piace perché mi pare di essere riuscito a farne una versione poetica.


Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Venantii Fortunati hymnus Vexilla Regis prodeunt, scriptus Italia circa annum MCDX, Wikipedia

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