giovedì 26 aprile 2018

In questo tempo di Pasqua

In questo giorno allagato di sole
per l’aria lieve della primavera
lontane in me risuonano parole
d’un’altra età, di quello che non c’era,

eco quasi di quello che si vuole
come segno di pace, pace vera,
tra la fuga del tempo, tra la mole
degli impegni in attesa della sera,


in questo giorno che è così irrequieto
al di fuori di me per un momento
provo a indagarne attonito il segreto,


ascoltando la musica del vento
e leggo versi altrui, me li ripeto,
tutto preso da un panico spavento.


Casalecchio di Reno (Bologna), 26 aprile 2018


Eppure la sapevo, la sapevo tutta questa poesia di Alessandro Manzoni, "La risurrezione", perché già alle scuole elementari la maestra ce l'aveva fatta mandare a memoria. Certo, non tutta, perché è molto lunga e difficile per un bambino di nove o dieci anni; certo, solo alcune strofe avevamo imparato, solo cinque strofe su sedici. Erano queste, le ho scolpite nella mente come sulla pietra:

È risorto: il capo santo
Più non posa nel sudario;
È risorto: dall'un canto
Dell'avello solitario
Sta il coperchio rovesciato:

Come un forte inebbriato
Il Signor si risvegliò.

Come a mezzo del cammino,
Riposato alla foresta,

Si risente il pellegrino,
E si scote dalla testa
Una foglia inaridita,
Che, dal ramo dipartita,

Lenta lenta vi risté:

Tale il marmo inoperoso,
Che premea l'arca scavata
Gittò via quel Vigoroso,
Quando l'anima tornata
Dalla squallida vallea,
Al Divino che tacea:
Sorgi, disse, io son con Te.

[...]

Era l'alba; e, molli il viso,
Maddalena e l'altre donne
Fean lamento sull'Ucciso;
Ecco tutta di Sionne
Si commosse la pendice,
E la scolta insultatrice
Di spavento tramortì.

Un estranio giovinetto
Si posò sul monumento:
Era folgore l'aspetto,
Era neve il vestimento:
Alla mesta che 'l richiese
Diè risposta quel cortese:
È risorto; non è qui.

La sapevo tutta, perché poi non mi sono accontentato delle strofe che la maestra Bruna ci aveva assegnato, ma ho continuato, ho continuato a studiarla. E mi piace pure parecchio, checché se ne dica degli "Inni sacri" di Manzoni. Il metro, l'ottonario, è molto musicale, al limite del cantilenante, ed è proprio un effetto che si vuole ottenere, l'effetto dell'inno che entra profondamente nell'animo. Forse è il tempo di una nuova innografia, forse è il tempo di ripensare i testi liturgici e paraliturgici. Manzoni in questo è stato un pioniere. Io m'accodo volentieri, perché non esiste una poesia religiosa come categoria letteraria: se è poesia, tale è e rimane. La distinzione è data dai detrattori della religione, credo. Ma non è questo il luogo di sterili polemiche.

Copyright testi e video (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Ritratto di Alessandro Manzoni, Francesco Hayez, Pinacoteca di Brera.

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