domenica 14 ottobre 2018

Nella ventottesima domenica del tempo ordinario



Chi è attaccato a se stesso, chi è sicuro
d’essere giusto, chi si sente in cuore
la volontà di divenire puro
per essere tra gli uomini il migliore,

davanti al passo ultimo, il più duro,
da compiere nel nome del Signore,
lasciare tutto quanto, si fa scuro
in volto, prova un intimo dolore,

perché Gesù non vuole compromessi,
vuole che lo si metta al primo posto,
innanzi a tutto, innanzi anche a noi stessi,

senza rimpianto alcuno, anzi a ogni costo,
liberi da altri fini, da interessi,
da quell’orgoglio in noi sempre nascosto.

Casalecchio di Reno (Bologna), 14 ottobre 2018

Eppure mi piace pensare che quel ricco che, un giorno, mentre Gesù era per strada, gli corre in contro, gli si butta alle ginocchia e gli chiede che cosa debba fare per meritare la vita eterna, alla fine abbia fatto quello che gli ha detto il Signore, ossia abbia dato via tutte le ricchezze che possedeva, tutto l’orgoglio che gli proveniva dalla sua posizione sociale, e lo abbia seguito. Il Vangelo non ce lo dice, perché questa è la storia di ognuno di noi: incontriamo Gesù e la sua parola è tagliente, come dice la Lettera agli ebrei, e ci fa male, perché ci tocca nell’intimo, ci toglie le impurità che abbiamo accumulato nel tempo, come il bisturi che taglia la parte malata di noi e ci risana. È la sapienza di Dio che ci rende liberi di capire ciò che è giusto e ciò che non lo è, come si dice nel Libro della sapienza, e noi dobbiamo desiderare con tutto il cuore di possederla. Ma Gesù è quella spada tagliente, Gesù è quella sapienza, e noi siamo quell’uomo, che nella versione di Matteo si dice essere un giovane. Noi facciamo fatica, perché siamo restii ad abbandonarci completamente al Signore, abbiamo paura, limitati come siamo, temiamo sempre che ci manchi qualche cosa, a livello materiale e spirituale. E allora lasciare ogni nostra ricchezza non è facile. Gesù ci chiede tanto, perché ci dà tanto, anzi ci ridà tutto con gli interessi, quelli veri, cento volte di più oltre naturalmente alla vita eterna. Non è facile, però, per noi credere che sia possibile, perché ci fidiamo di noi stessi e di quella scarsa esperienza che abbiamo fatto (forse questo vuole significare Matteo, quando racconta che era un giovane il ricco della pericope). Già, quell’uomo va via scuro in volto, perché il Figlio di Dio gli ha detto che fa bene quel che fa, ma non basta, perché il suo cuore è attaccato alle sue ricchezze. E quelle ricchezze sono diventate la sua ragione di vita e Dio viene dopo i suoi beni. E gli Apostoli non capiscono perché i ricchi fanno fatica in questo, perché anche loro non hanno ancora compreso veramente il messaggio del Maestro. Ma Gesù è in grado anche di far passare un cammello per la cruna d’un ago, perché ciò che è impossibile agli uomini a lui è possibile. Non resta quindi, non mi resta quindi che fidarmi di Gesù e della sua parola per essere felice qui cento volte di più e per avere un giorno l’eternità.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine:Photo by Gift Habeshaw on Unsplash

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