martedì 23 ottobre 2018

Notturno



E l’anima si spazia nel chiarore
assorto della luna solitaria
in un silenzio che si fa tremore
dentro la notte fulgida dell’aria,

e mi s’allaga il cuore all’infinito
sospeso al sogno della fantasia
d’andare, essere libero, stupito
in una dimensione adesso mia,

e leggero galleggio nel respiro
irrequieto dell’essere tra rare
onde di vento, nell’eterno giro
del mondo, come naufrago di mare.

Casalecchio di Reno (Bologna), 23 ottobre 2018

Non c’è nulla da fare: lo so che non devo ascoltare Chopin, mentre correggo i compiti, mia croce e delizia, perché altrimenti qualche cosa dentro mi si muove. Eppure, per vincere la noia ogni tanto cado in tentazione. E quindi viaggio con la fantasia sulle note del genio, un genio tra l’altro che si chiama Federico come me, e vedo la luna rifulgere nell’aria silenziosa della notte scura, mentre tutto s’inargenta, case, piante, fiume. Insomma, la luna, compagna di tanti poeti in dialoghi interiori che si fanno poesia. In quest’ottobre così particolare, dai repentini cambi d’umore, in una sera tiepida si può sognare la luna che scivola lenta per le eterne vie del cielo. La scienza può molte cose, può quasi tutto, ma non può eliminare il desiderio d’infinito dell’uomo, un desiderio di cogliere il vero senso della vita, perché la vita, checché ne dica qualcuno, un senso ce l’ha, eccome. Oggi che tutto è frutto della soggettività e dell’individualismo, il senso sfugge, ma non si perde del tutto. A me pare proprio che in Chopin e nei suoi Notturni ci sia il senso vero, quello con la maiuscola, che ci accompagna alla scoperta del mondo e di noi stessi, l’impronta di Dio.

Copyright testi(C) Federico Cinti 2018 
Immagine: foto A.M.

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