il giorno in cui, papà, ci hai salutato
nell’angoscia indicibile dell’ora
fermatasi sull’orlo sconfinato
nell’angoscia indicibile dell’ora
fermatasi sull’orlo sconfinato
dell’eterno. Vent’anni già da allora,
e nessuno ti ha mai dimenticato
nella tua casa, qui, dove riaffiora
dovunque il tuo sorridere venato
e nessuno ti ha mai dimenticato
nella tua casa, qui, dove riaffiora
dovunque il tuo sorridere venato
di una gioia serena. Eppure manchi
a chi ancora non crede che sia vero.
Sì, manchi, e tanto, in questi giorni stanchi
a chi ancora non crede che sia vero.
Sì, manchi, e tanto, in questi giorni stanchi
di ricordi impalpabili, d’un nero
nel cuore, anche se so che tu mi affianchi
come presenza assorta nel mistero.
nel cuore, anche se so che tu mi affianchi
come presenza assorta nel mistero.
Casalecchio di Reno (Bologna), 15 marzo 2018
Ricordo bene che era una domenica il 15 marzo di vent'anni fa: è una data indelebile, quella, che mi porto dentro, perché era una cosa che sapevo che doveva avvenire, ma pensavo che non sarebbe mai successa. Eppure è capitato che tu, papà, non ci fossi più. Era di marzo, era di fine inverno, era un giorno in cui spuntava il sole. Già, perché ci hai salutato nel silenzio d'una domenica mattina. E il tempo sfoglia stanco le pagine del proprio libro, su cui leggiamo i nomi, anche i nostri nomi. A noi resta il compito di non dimenticare mai, di tenere desta la memoria delle persone cui vogliamo bene e di chi ci vogliono bene. Ti ero molto legato e ancora mi manca la tua presenza in tutto. O forse è una presenza diversa. Ma so che ci sei, in barba a chi pretende che la materia disgreghi in mille atomi, come la sabbia del mare. Nulla è per caso, me lo hai insegnato, ma è un cammino che conduce a una meta sicura, il nostro. Ecco perché non voglio né posso dimenticare.
Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018
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