Umano, troppo umano tra la gente
confondersi, annullarsi nel giudizio
degli altri, rimanere indiferente
davanti allo sfacelo, al precipizio
confondersi, annullarsi nel giudizio
degli altri, rimanere indiferente
davanti allo sfacelo, al precipizio
dell’uomo dei dolori, sofferente
fino a quel detestabile supplizio
della tortura fisica, innocente
sempre, dal primo giorno, dall’inizio
fino a quel detestabile supplizio
della tortura fisica, innocente
sempre, dal primo giorno, dall’inizio
della sua incarnazione, troppo umano
non fermarsi a riflettere davvero
a quel gesto, a quell’attimo lontano
non fermarsi a riflettere davvero
a quel gesto, a quell’attimo lontano
nel tempo, sulla via, lungo il sentiero
tortuoso che disvela a mano a mano
il più autentico volto del mistero.
tortuoso che disvela a mano a mano
il più autentico volto del mistero.
Casalecchio di Reno (Bologna), 25 marzo 2018
Mi colpisce sempre molto il racconto della passione, del tradimento e della morte di Gesù: prima l'ingresso trionfale, poi l'ultima cena, la notte delle tenebre del mondo con l'amico che bacia il maestro per consegnarlo a un processo iniquo, la fuga di chi aveva giurato che sarebbe rimasto per sempre, la tortura, l'ingiuria e la morte infamante. forse si potrebbe dire anche molto di più, ma già questo basta a ritrarre tutta la storia umana. E Gesù che paziente sopporta e perdona in vista del bene più grande, che è il riscatto anche di coloro che non lo hanno accolto. Sì, è la storia di allora ed è la storia di sempre. Su tutto si staglia la croce, simbolo di perdizione e di salvezza, di condanna e di riscatto, di scandalo e pietà. Da oggi possiamo ripercorrere sulle orme di Cristo ciò che siamo. Non è facile accettare, ma la croce è la meta cui si tende, perché è l'inizio di una dimensione nuova dell'uomo: di lì passa la nostra piccolezza e l'infinito amore di chi soffre. Come dice Venanzio, la croce di Gesù è la bilancia su cui si pesa il riscatto del mondo. Vorrei essere come la donna che, entrata dove Gesù era a tavola, rompe il vaso d'alabastro che aveva con sé e versa il profumo sul Maestro; insomma, vorrei far festa a Cristo, finché si lascia trovare, e condividere con lui la grandezza del suo nome.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Giotto di Bondone, Ingresso a Gerusalemme, Cappella degli Scrovegni a Padova
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