oltre le case, dove l’occhio cade
senza vedere, della Porrettana,
va tra il rumore querulo del giorno
tuffato nel gomitolo di strade
raggrumate di vita tutt’intorno,
ma non ho voglia di seguirlo: ho voglia
di restarmene qui, nella mia stanza
buia in attesa, qui, dietro la soglia
intatta, a contemplare la speranza.
Casalecchio di Reno (Bologna),
10 maggio 2017
Voglio stare al di qua, voglio restare dove si può rimanere tranquilli, sulla soglia a rimirare l'infinito, perché ogni limite segna la nostra libertà di scelta, di scegliere tra il bene e il male. Ecco, la Porrettana, la via che conduce a Bologna o a Casalecchio, che un tempo si chiamava Saragozza anche qui da noi, non solo fino al Meloncello, il bell'arco che congiunge il portico di Saragozza appunto alla via di San Luca, lo sento come il mio limite, il mio margine: attraversarla mi porta al di là della mia parte, della parte che sento mia. Oh, non so, forse è solo un'ubbia, ma mi sento impacciato: è come se io cercassi di guardare il mondo alla rovescia. Non so se io mi sia riuscito a spiegare, ma è come se mi si ribaltasse la prospettiva. Insomma, sto bene dalla parte del portico, all'ombra degli archi così familiari. Al di là ci si inerpica su per il monte, su per la salita così faticosa, così alta. Resto sereno qui, resto contento di quel poco che ho e che ricordo nella memoria di bambino. E tanto basta.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine, Pappageno, L'arco del Meloncello, Wikipedia
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