Voci d’un altro me, d’un Federico
di cui nulla più so, nulla conosco,
senza più volto o età, d’un tempo antico
che non esiste più, labile, fosco
in ciò che più non è, dentro l’intrico
cupo d’una realtà simile a un bosco
fitto come il mistero che non dico
e non capisco ormai né riconosco,
ascolto ora distratto in lontananza,
simile a un'eco languida, smarrita
in fuga sulla flebile distanza
della linea del cielo indefinita,
mentre nasce nel cuore la speranza
d’un nuovo giorno, d’una nuova vita.
Casalecchio di Reno (Bologna), 5 giugno 2018
Anche oggi mi ero un attimo appoggiato al letto, dopo pranzo, per riprendermi un po' dalle fatiche della mattinata. Oh, intendiamoci, non che io abbia fatto chissà che, anche perché oggi è fortunatamente il mio giorno libero; però, non so, dopo aver mangiato soddisfare il desiderio del pisolo è quasi d'obbligo. E mentre ero lì, sul letto, ora che si possono tenere le finestre aperte, il mondo è come se entrasse prepotentemente in casa: odori, suoni, voci lontane... E inevitabilmente un po' ci si appisola, e la fantasia comincia a vagare libera, a elaborare immagini e ricordi come se fossero presenti e vivi. E così mi sono rivisto, mi sono ritrovato, giù come quando ero all'asilo, il mio asilo, "l'asilo vecchio" come lo chiamavo io. Ma non ero più io, no, era un altro, e mi vedevo distintamente. Sarà che questa mattina, sotto il portico, ho incontrato l'inossidabile Laura Bassi, la mia maestra proprio dell'asilo e con lei mi sono fermato a parlare un po'. O forse no, semplicemente mi sono sentito libero di uscire un po' da me per tornare quel bambino che ero e che ovviamente resto pure adesso, e con un certo compiacimento pure.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Photo by Wendy Aros-Routman on Unsplash
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