Fuoco di carità, testimonianza
di vita fino all’ultima effusione
di sangue per Gesù, sovrabbondanza
di grazia nell’estrema perversione
del mondo che perseguita chi crede
e spera nel perdono del Signore,
vescovo santo, prediletto erede
di Giovanni ad Antiochia nell’amore
di Cristo, dei fratelli, della Chiesa,
sottoposto a ogni tipo di tormento
per divenire vittima indifesa
di leoni famelici, frumento
di Dio, perché tu venga macinato
per essere di Cristo pane puro,
alimento celeste consacrato
prima del tuo supplizio ingiusto, duro,
istruiscici, Ignazio, sii custode
assieme a noi del più prezioso dono
del Padre, da cui abbiamo onore, lode,
e salvezza in eterno, Gesù buono.
Casalecchio di Reno
(Bologna), 17 ottobre 2018
Mi piace pensare che la fiamma di carità che ha spinto il santo vescovo di Antiochia a testimoniare fino all’effusione del sangue, al martirio, la fede in Cristo risplendeva già nel suo nome, in Ignazio, perché ignis in latino non altro significa se non fuoco. E sant’Ignazio di Antiochia (35-107), successore di Giovanni apostolo sulla cattedra di quella chiesa, non ha rifiutato di testimoniare la verità anche nel momento in cui i persecutori lo hanno accusato, lo hanno incarcerato e condotto a Roma perché fosse condotto ad bestias, a essere sbranato dai leoni nei giochi circensi in onore dell’imperatore Traiano. Ma questo non piega la sua fede; anzi, la corrobora, la fortifica, perché gli dà la consapevolezza di poter giungere prima a faccia a faccia con Gesù, suo salvatore. Ignazio arriva a definirsi frumento di Dio: «Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, da cui mi sarà dato di godere Dio. Io sono frumento di Dio. Bisogna che sia macinato dai denti delle belve, perché io sia trovato puro pane di Cristo». Di Ignazio ci restano sette lettere scritte per le comunità che attraversava durante il suo viaggio da Antiochia a Roma e sono un vero tesoro di insegnamento e di dottrina, tanto che Ignazio è definito «Illuminatore». Nel mio piccolo ricordo personale, la prima volta in cui ho sentito parlare diffusamente e con zelo di questo santo è stato durante le lezioni di letteratura cristiana antica, all’università, che teneva don Paolo Serra Zanetti, professore amico e maestro con cui avrei poi approfondito, nella mia tesi di dottorato, le citazioni scritturali nel IV libro dell’Adversus Marcionem di Tertulliano. A Ignazio e a don Paolo, quindi, il mio ringraziamento per la testimonianza di fede e ardore nel Signore.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine:Ignazio di Antiochia, poss. di Johann Apakass (XVII° sec., Pushkin museum) - da Wikipedia - it.wikipedia.org
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