Nel siliquastro un’altra volta in fiore
lungo il vialetto sotto casa pare
come in sogno riflettersi il mio cuore:
l’aria tiepida sa di primavera,
sa di ciò che non so, ma serve a dare
il senso all’alba corsa nella sera,
tenue profumo tra le pieghe oscure
prima di risalire ancora l’erta
tra mille inaspettate sfumature
in quest’anima ormai non più deserta.
E passeggiando, in questo strano ottobre, lungo il
vialetto che corre parallelo a casa mia e che conosco da sempre, da quando ero
bambino, un albero era fiorito, l’albero di Giuda o di Giudea, il cui altro
nome è siliquastro. Ne sono rimasto stupito, perché in autunno non mi era mai
capitato d’imbattermi nella fioritura d’una pianta così bella e così
particolare, perché in autunno cadono le foglie, l’aria si fa più opaca e
rigida, almeno per noi grami che viviamo in città. In tal modo ho capito meglio
il senso delle cose, di quello che alle volte mi succede, anche quando sembra
che tutto scorra secondo un copione prefissato e immutabile, se non sono
disposto a stupirmi di quel che ho intorno, dentro e fuori di me. Nelle piccole
cose, anche in una passeggiata si manifesta il vero delle cose, di un gesto,
d’un sentimento che si prova anche fuori stagione. E allora il siliquastro,
come uno specchio, riflette oggi quel che sono e che voglio essere, una persona
capace di stupirmi davanti al rinnovarsi della bellezza che, spesso, abbiamo
davanti, che incontriamo, ma che non sappiamo apprezzare, distratti come siamo
dall’inessenziale e virtuale.
Copyright (C) testi e foto Federico Cinti 2018
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