Sai che non tutto, Bartimeo, è perduto
all’ombra della strada in cui deponi
ogni cosa per vivere, seduto
a mendicare briciole, bocconi
d’un pane che non sazia, ricevuto
come atto di pietà, di buone azioni
d’una misericordia, d’un aiuto
di chi sai riconoscere dai suoni,
perché un giorno, passando il Nazareno
proprio sulla tua strada, sulla via
verso Gerusalemme, ti fai pieno
di speranza, gli gridi che ti dia
la luce agli occhi, l’animo sereno,
e ami contempli segui il tuo Messia.
Casalecchio di Reno (Bologna), 28 ottobre 2018
È commovente sapere che Bartimeo, il cieco di Gerico, in qualche modo reietto dalla comunità in cui viveva, perché spinto al margine della strada a mendicare qualche cosa per vivere, a un certo punto ha avuto di nuovo la luce. Sì, è vero, c’è tutta la simbologia della luce che squarcia le tenebre, perché Gesù è veramente la luce del mondo, anche se il mondo non sempre lo accoglie, ed è anche vero che dire luce è dire vita, perché Gesù è veramente la vita del mondo. Ma Bartimeo ha avvertito la folla che giungeva e che lo separava dal figlio di David. Chissà, forse qualcuno lo aveva chiamato così il nostro Redentore, con titolo messianico, pure tra le persone che accompagnavano Gesù, e il cieco comincia a ripeterlo, sempre più forte, gridando sempre di più, quando gli dicevano di tacere, perché non doveva essere facile farsi udire da terra, nell’angolino in cui si trovava o in cui lo avevano messo a sedere. Il Signore lo chiama e gli dice di alzarsi, di risorgere per andare verso di lui, verso la luce, verso la vita. E Bartimeo non ci pensa due volte, Bartimeo lascia tutto, anche coloro che probabilmente cercavano di aiutarlo, abbandona anche il mantello in cui teneva tutti i suoi piccoli e poveri averi, e ascolta quella voce, perché era abituato a fare così, essendo vissuto sino a quel momento di voci e suoni intorno a lui. Il Signore lo ha chiamato, il cieco ha risposto e ha obbedito, ma adesso deve dire che cosa vuole che il Signore faccia per lui. Già, la domanda è scontata, ma non si può pretendere che il Signore prevenga le nostre preghiere: bisogna avere l’umiltà di mostrarsi bisognosi. Bartimeo si era formato alla scuola dell’umiltà, perché non è facile accettare un male fisico, non è facile accettare di vivere di elemosine o di pietà altrui. Ma, quando chiede di vedere di nuovo, Gesù lo esaudisce e Bartimeo lo contempla in quella luce nuova che è la fede. Per questo dopo lo segue, va con lui a Gerusalemme. Già, perché Gesù sta andando da Gerico a Gerusalemme per la sua passione, la sua morte e risurrezione. Di Bartimeo non si parla più, ma noi sappiamo che è diventato suo discepolo, è entrato a far parte dei suoi testimoni. Il beneficio più grande, al di là della vista dico, è proprio questo, aver trovato la luce del mondo, non nel mondo, che è Gesù.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine:Ambito tedesco seconda metà sec. XVI, Gesù Cristo guarisce il cieco di Gerico -Fonte :Inventario dei beni storici e artistici della diocesi di Bergamo - su https://www.beweb.chiesacattolica.it/benistorici
È commovente sapere che Bartimeo, il cieco di Gerico, in qualche modo reietto dalla comunità in cui viveva, perché spinto al margine della strada a mendicare qualche cosa per vivere, a un certo punto ha avuto di nuovo la luce. Sì, è vero, c’è tutta la simbologia della luce che squarcia le tenebre, perché Gesù è veramente la luce del mondo, anche se il mondo non sempre lo accoglie, ed è anche vero che dire luce è dire vita, perché Gesù è veramente la vita del mondo. Ma Bartimeo ha avvertito la folla che giungeva e che lo separava dal figlio di David. Chissà, forse qualcuno lo aveva chiamato così il nostro Redentore, con titolo messianico, pure tra le persone che accompagnavano Gesù, e il cieco comincia a ripeterlo, sempre più forte, gridando sempre di più, quando gli dicevano di tacere, perché non doveva essere facile farsi udire da terra, nell’angolino in cui si trovava o in cui lo avevano messo a sedere. Il Signore lo chiama e gli dice di alzarsi, di risorgere per andare verso di lui, verso la luce, verso la vita. E Bartimeo non ci pensa due volte, Bartimeo lascia tutto, anche coloro che probabilmente cercavano di aiutarlo, abbandona anche il mantello in cui teneva tutti i suoi piccoli e poveri averi, e ascolta quella voce, perché era abituato a fare così, essendo vissuto sino a quel momento di voci e suoni intorno a lui. Il Signore lo ha chiamato, il cieco ha risposto e ha obbedito, ma adesso deve dire che cosa vuole che il Signore faccia per lui. Già, la domanda è scontata, ma non si può pretendere che il Signore prevenga le nostre preghiere: bisogna avere l’umiltà di mostrarsi bisognosi. Bartimeo si era formato alla scuola dell’umiltà, perché non è facile accettare un male fisico, non è facile accettare di vivere di elemosine o di pietà altrui. Ma, quando chiede di vedere di nuovo, Gesù lo esaudisce e Bartimeo lo contempla in quella luce nuova che è la fede. Per questo dopo lo segue, va con lui a Gerusalemme. Già, perché Gesù sta andando da Gerico a Gerusalemme per la sua passione, la sua morte e risurrezione. Di Bartimeo non si parla più, ma noi sappiamo che è diventato suo discepolo, è entrato a far parte dei suoi testimoni. Il beneficio più grande, al di là della vista dico, è proprio questo, aver trovato la luce del mondo, non nel mondo, che è Gesù.
Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagine:Ambito tedesco seconda metà sec. XVI, Gesù Cristo guarisce il cieco di Gerico -Fonte :Inventario dei beni storici e artistici della diocesi di Bergamo - su https://www.beweb.chiesacattolica.it/benistorici
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