giovedì 6 dicembre 2018

In memoria di… Deborah, Laura, Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena, Carmen, Alessandra



Ed era giovedì pure quel giorno,
quando cadde dal cielo la paura
in un urlo infinito tutt’intorno
tra il dolore, il tormento, la sciagura,

non lo scorderò mai, quando il contorno
delle case divenne un’ansia oscura
e per le vie l’angoscia del ritorno
sciolse il cuore a un’inutile sventura,

anche se io lo ignoravo. L’ho saputo
solo dopo. Ho scoperto che avevate
la mia età, così soli, senza aiuto,

tra le quattro pareti devastate
della scuola. Vi ho pianto. Oggi un saluto,
le mie stanche parole sconsolate.
Casalecchio di Reno (Bologna), 6 dicembre 2018
Nel 1990 il 6 dicembre era giovedì, proprio come oggi. Andavo ancora al ginnasio e quel giorno uscivo presto di scuola, dal Minghetti, a mezzogiorno. Il rientro a casa non fu dei più facili, perché il traffico era alquanto congestionato e in via Marconi gli autobus sembravano non passare più. Nel 1990 non era come oggi che le notizie le abbiamo pressoché in diretta, in un assordante hic et nunc acronico e atopico. Ci misi un po’ a sapere che era successo un disastro proprio a Casalecchio, che un aereo militare era caduto sul Salvemini, istituto tecnico commerciale del mio Comune, compiendo una strage terribile, tanto più atroce perché erano morti dodici ragazzi e non so quanti i feriti. Ci misi un po’ anche ad arrivare a casa e solo allora imparai chi erano le vittime. Oggi avrebbero la mia età, perché erano esattamente del mio anno, e due di loro erano state mie compagne di classe, Sara Baroncini alle elementari ed Elisabetta Patrizi alle medie. Non so descrivere la sensazione provata: fu come ricevere una bastonata, un colpo in testa. Una sensazione di incredulità, di sgomento, d’impotenza. È una ferita che non si è chiusa nel tempo e forse non si chiuderà. Davvero, non è una disgrazia, ma una vera e propria strage. Ogni anno si rinnova in me quel dolore e quel senso di vuoto e di fragilità che ci circonda e che sta dentro di noi. Eppure è successo veramente e non c’è un colpevole. Ma mi sento tenuto alla memoria, personale e civile, per non far sì che vengano uccisi un’altra volta dall’indifferenza e dall’incuria del mondo dei grandi. Arrivederci, allora, Sara ed Elisabetta assieme a tutti gli altri.

Copyright testi(C) Federico Cinti 2018
Immagini: 1) Pompieri in azione all'interno dell'aula devastata
2 ) Tributo alle vittime del Salvemini - fonte: http://curiosando708090.altervista.org/strage-istituto-salvemini-aereo-classe/ 

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