mercoledì 26 settembre 2018

D'autunno



Un brivido, il primo, mi scuote
nel morbido caldo del sole
obliquo tra candide note
d’un canto, ma senza parole,

tra nuvole soffici, vuote
per l’aria incantata che vuole
invano emozioni ormai ignote,
ma nuove, ora stanche, le sole,

un brivido, eppure non sono
più quello di prima: mi sento
adesso, non so, sotto tono,

mi scopro una foglia nel vento
tremante nel flebile suono
che passa, così, in un momento.

Casalecchio di Reno (Bologna), 26 settembre 2018

E questo caldo morbido che filtra dalla finestra chiusa, obliquo per la stanza un po’ in penombra, mentre da fuori i suoni giungono ovattati come da un’altra dimensione, senza che si sappia da dove. E tutto a un tratto un brivido, il primo della stagione, fa ripiombare ogni cosa nel ciclo dei ricordi, del già vissuto, ma chissà quando. È una sensazione strana, come se si ritornasse da un lungo viaggio e si ritrovasse ogni cosa come la si era lasciata e nello stesso tempo non la si riconoscesse quasi più. Eterno ciclo, certo, ma in cui tutto è sempre diverso, è sempre nuovo. Ecco, forse è l’autunno che leggevo da bambino sul sussidiario, le foglie gialle, il vento più fresco e l’odore di muschio del bosco che si stende sul monte vicino e sui colli lontani. È l’autunno carico di frutti di cui parla il buon Orazio, stanco e malinconico, eppure così carico di dolcezza. Ci si fa più pesanti, con un giubbino indosso senza quasi accorgersene, con le finestre chiuse. E l’estate torna a essere un ricordo.

Copyright testi(C) Federico Cinti 2018  
Immagine: Foglie di acero autunnali e maglia a righe bianche e rosse - Photo by Emma Matthews on Unsplash

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